IL RADUNO
Pontida, riecco i duri e puri
Tra secessione e federalismo leghisti alla ricerca dell’identità per combattere il centralismo renziano
Vent’anni dopo la marcia del Po, la Lega Nord più che ritrovarsi, si cerca a Pontida.
Nel luogo del culto laico della ribellione contro il despota di turno, in una bella mattinata di sole, i militanti leghisti si sono radunati già dalle prime ore di domenica 18 settembre.
Numerosi i varesini, da Umberto Bossi e Giancarlo Giorgetti all’ex sindaco Attilio Fontana e Roberto Maroni, dagli ex assessori Fabio Binelli e Carlo Piatti all’assessora regionale Francesca Brianza e a Lady Antiburqa Marzia Baratti, fino al tradatese Stefano Candiani e ai bustocchi Francesco Speroni e Giampiero Reguzzoni. Ma non solo.
Tutti, al di là del ruolo istituzionali, legati a Pontida e allo spirito di Alberto da Giussano, da un giuramento che ritorna attuale: riportare secessione e federalismo al primo posto nel dibattito politico per forzare le maglie della contestata deriva statalista che viene imputata al premier Matteo Renzi. E per ritrovare la propria identità dura e pura, annacquatasi nell’ampolla d’Eridanio, forse contaminata da quattro lustri di governo, compromessi e ribaltoni elettorali.
Sarà per questo che vent’anni dopo la cerimonia d’Eridanio, il declivio di fronte al palco, allora occupata da migliaia di supporter bossiani, oggi è una ridente macchia verde. D’erba.
Altri servizi sulla Prealpina del Lunedì del 19 settembre.
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