LA PROTESTA
«Posta in ritardo, ora basta»
Il “caso Varese” finisce all’attenzione del ministro: il Pd presenta un’interrogazione
Basta disagi, basta ritardi nella consegna della corrispondenza, basta bollette che vengono recapitate nella buca delle lettere quando ormai sono scadute, basta disservizi.
Dopo la levata di scudi dei sindaci del Varesotto, ora tocca ai parlamentari. Oggi, martedì 10 gennaio, Angelo Senaldi del Partito democratico depositerà un’interrogazione al ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda per prendere in esame il caso Varese. Insieme ai colleghi di partito Maria Chiara Gadda, Daniele Marantelli e Paolo Rossi, Senaldi sollecita un’azione congiunta da parte dell’esecutivo per affrontare quella che si è trasformata in «una permanente emergenza».
Nel senso che i disagi al servizio postale vengono segnalati in provincia di Varese da almeno un paio d’anni senza che siano stati presi provvedimenti, senza che ci sia stato un minimo di miglioramento, senza che qualcosa si sia mosso dopo le lamentele di cittadini che si sono visti recapitare la corrispondenza con settimane se non mesi di ritardo.
«Chiediamo - spiega Senaldi - la verifica del contratto di servizio. Vogliamo sapere se viene rispettato. Quanto ci viene segnalato dai sindaci e dagli utenti ci fa pensare che, purtroppo, il disservizio delle poste sia strutturale».
In poche parole non è che la corrispondenza non venga consegnata durante periodi ristretti, per assenze contingenti come le ferie o la malattia dei postini, ormai il guaio è diventato abituale, così come le proteste.
«Un paio di anni fa - fa sapere Senaldi - avevamo già sollevato il caso Varese ma ci era stato detto che tutto si sarebbe stabilizzato».
La famosa riorganizzazione delle poste avrebbe dovuto portare benefici un po’ dappertutto. Questo, almeno, sosteneva l’azienda che rimane ancora ad ampia partecipazione pubblica. Non è stato così.
Ecco perché i parlamentari varesini del Partito democratico scendono in campo. Si sentono presi in giro, così come le migliaia di utenti che continuano a fidarsi di questo servizio, salvo rimanerne puntualmente delusi.
«Nell’interrogazione chiediamo anche un incontro con i responsabili delle poste - continua Senaldi - vogliamo sapere da loro quale sia la strategia che stanno applicando perché il rischio è che il disagio nella consegna, invece di ridursi, sia in continua espansione. Ed è un problema molto grave. Pensate, per esempio, a chi riceve bollette in ritardo sulle quali deve pagare incolpevolmente interessi di mora».
La questione è strategica: quanto le poste hanno intenzione di investire sul loro storico settore della spedizione e della consegna della corrispondenza? Evidentemente poco, considerati i risultati sotto gli occhi di tutti in questi giorni e per diretta ammissione dei propri vertici.
Abbandonare questo settore significa, però, venir meno a un servizio pubblico. Ed è proprio questa l’accusa che viene rivolta all’amministrazione centrale da parte dei sindaci e dei parlamentari.
Vero è che ormai il business si è spostato nel settore finanziario, ma il resto non può essere abbandonato come nulla fosse.
«Nessuno mette in dubbio la ristrutturazione in atto - sottolinea Senaldi - ma deve essere mantenuto il servizio di base».
Anche perché c’è un contratto da rispettare. E a Varese, considerate le continue lamentele, ciò non avviene.
Non deve neanche servire come scusante il fatto che il problema sia generalizzato a molte parti d’Italia.
«Noi vogliamo risposte», sollecita il parlamentare gallaratese.
Proprio per questo chiama in causa il governo e spera che venga fissato al più presto l’incontro con i dirigenti delle Poste, per sciogliere il nodo varesino, emblema di quanto cose continuino a non funzionare in un Paese strano che si chiama Italia.
Altri servizi sulla Prealpina di martedì 10 gennaio.
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