IL DISAGIO
Poste Lombardia: sciopero generale
Lunedì 23 maggio protesta di Cgil Cisl e Uil. No dei Cobas: «Una trappola per dipendenti e utenti»
Per lunedì 23 maggio è decretato sciopero generale per i 22mila dipendenti delle Poste in Lombardia. Lo confermano le organizzazioni sindacali, spiegano che l’iniziativa conclude «il primo mese di mobilitazione di tutta la categoria iniziato con lo sciopero delle prestazioni straordinarie». Tra le iniziative collegate alla protesta i sindacati annunciano un corteo che partirà dal Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro e si concluderà in piazza Affari con i segretari regionali delle diverse organizzazioni sindacali che contestano la riorganizzazione del recapito avviata «in modo unilaterale» e la «ormai cronica carenza di organico».
I sindacati esprimono inoltre «forte preoccupazione per i propositi, non smentiti dal Governo, di vendita di ulteriori quote di Poste Italiane».
«L’impatto del recapito a giorni alterni - spiega Antonio Santacroce, segretario generale della Slp Cisl dei Laghi - ha già dato problemi, tanto che alcune istituzioni, come certi Comuni, hanno presentato le proprie rimostranze di fronte a una qualità del servizio fortemente deteriorata. L’accordo firmato lo scorso settembre e inerente il settore logistico non è stato rispettato. Di fronte alle nostre richieste di avere dati certi rispetto ai tagli delle zone e delle eccedenze degli addetti, l’azienda ha glissato. Così come ha disatteso la parte dell’accordo relativo agli investimenti in materia di infrastrutture, strumenti e mezzi».
Lunedì dunque braccia incrociate per i dipendenti che aderiscono a Cgil Cisl e Uil. Ma non per chi “appartiene” ai Cobas. Il sindacato autonomi, infatti, ha deciso di non aderire allo sciopero. Non solo non scenderà in piazza, ma punta proprio a boicottare lo sciopero.
«Noi non aderiamo assolutamente - spiega Stefano Ancona, Cobas Poste Milano - perchè questo è uno sciopero trappola che serve solo per sfinire l’utenza e non chiede il ritiro della firma dagli accordi firmati. Con questa protesta non si va al nocciolo della questione che è il carico di lavoro dei portalettere, ora insostenibile».
La causa sta nel taglio delle zone di recapito. In provincia di Varese sono 191 le zone tagliate.
«Con questo sciopero si sposta l’attenzione sui mezzi e sulle infrastrutture - continua Ancona - e non ci sicura del carico di lavoro dei postini. L’organizzazione a giorni alterni non funziona e nessuno lo dice con chiarezza. Nessuno si è mai voluto interessare, ad esempio, se il carico di lavoro fosse effettivamente azzerabile nell’orario di lavoro contrattuale».
Per i Cobas, dunque, una protesta sbagliata nei contenuti.
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