CUCINA
Pranzi al ristorante? Porta via gli avanzi
Cresce anche a Varese l'abitudine, già consolidata all'estero, di farsi impacchettare il cibo avanzato o di portarsi via la bottiglia di vino rimasta a metà
Un italiano su cinque (20 per cento) quando esce dal ristorante si porta almeno talvolta a casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, ma una percentuale superiore del 25 per cento ritiene che sia da maleducati e volgare o si vergogna comunque a richiederla. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè sui comportamenti alimentari degli italiani nell’estate 2015. I varesini come si comportanto? Ecco le risposte di alcuni noti ristoratori di Varese.
«Guardi, proprio ieri sera una signora mi ha detto: senta la bottiglia di vino posso portarla a casa visto che l’ho pagata e non l’ho finita? Io naturlmente ho detto subito di sì, anche se il vino rimasto non era poi molto». Gennaro Francese, titolare del ristorante Orchidea di Varese, sa perfettamente che la clientela straniera di passaggio nella Città Giardino ama alzarsi da tavola con il pacchetto di portate non finite. Ma le richieste in tal senso da parte di clienti italiani, soprattutto varesini, non sono ancora così tante.
«Tra i nostri clienti abituali mi capita molto di rado di ricevere richieste di questo genere - spiega - Magari, se ordinano piatti di carne, chiedono di poter portare a casa gli avanzi per i loro cani. Ma niente di più. Invece, tra i turisti e soprattutto tra chi viene da altri Paesi è una pratica molto più diffusa». Insomma, i varesini a tavola alla fine scelgono vie alternative. La prima è quella di essere buone forchette e finire le portate, la seconda è quella di lasciare magari qualche boccone nel piatto ma di non riscaldarlo nelle pentole di casa.
«Devo dire che anche nel mio ristorante è raro che i clienti varesini chiedano la doggy bag - spiega anche Cesare Lorenzini, titolare del Bologna - ma la pratica in sè sta prendendo piede anche in città. E’ già da diverso tempo che chi si siede ai nostri tavoli e non finisce le portate che serviamo chiede di poterle gustare ancora a casa propria. Lo fanno soprattutto i turisti, come dicevo, e naturalmente gli stranieri: in molti Paesi è un fatto assolutamente normale. Sta accadendo così di frequente che anche noi ci siamo attrezzati con contenitori mono porzione comodi e pratici anche per il trasporto».
Per loro, i ristoratori, vedersi richiedere gli avanzi non comporta alcun disagio, sia per il cibo che per il vino. «Devo dire che il fenomeno sta prendendo piede anche per le bottiglie di vino - continua Lorenzini - che effettivamente non sempre vengono finite. Gustarle anche a casa, in fondo, è sempre piacevole».
Quella del bere bene, del resto, è una abitudine che italiani e stranieri hanno scoperto già da qualche anno. L’abbinamento cibo e vino di qualità è senza dubbio un fiore all’occhiello della cucina di casa nostra. «E’ più facile che mi venga fatta una richiesta sulle bottiglie di vino piuttosto che sui piatti - conferma anche Alessio D’Alberto, titolare dell’Osteria D’Alberto - E’ vero che i numerosi stranieri che passano da noi sono abituati a questa pratica del portare a casa gli avanzi, mentre i varesini soprattutto e gl italiani più in generale, forse hanno ancora un po’ di vergogna. Poi è anche vero - scherza - che io faccio porzioni giuste e i clienti non avanzano nulla. E ho tyrovato un escamotage anche per il vino: chi non vuole bere troppo può limitarsi a un calice». E così niente doggy bag.
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