IL CASO
Preferenze fantasma, “giallo” al seggio 60
Conteggi sbagliati e consiglieri eletti in bilico, probabile un ricorso al Tar
Schede fantasma, voti dispersi, preferenze lanciate come coriandoli sulle pagine dei verbali.
Al di là di ogni ragionevole dubbio, qualcosa non ha funzionato, domenica notte, nel seggio numero 60, la sezione elettorale allestita in un’aula della scuola elementare “Carducci” a Casbeno, dove le operazioni di scrutinio si sono protratte fino alla tarda mattinata di lunedì tra tensioni, contestazioni ed errori evidenti. Alla fine, il presidente Alessio R. ha sigillato le buste, firmato il verbale e riconsegnato tutto a Palazzo Estense, dove tuttavia le incongruità nei conteggi sono emerse già al primo, sommario controllo. Ma tant’è: la burocrazia, anche quella elettorale, ha le proprie regole e i funzionari dell’Ufficio elettorale si sono limitati a segnalare l’anomalia e a non inserire il risultato del “60” nel quadro riassuntivo dei voti di preferenza per la nomina dei singoli consiglieri comunali.
«Ci penserà la Commissione elettorale centrale» si sono detti in via Copelli. Ma così non è stato: anche il pool di magistrati e cancellieri, che fino a venerdì 10 hanno esaminato i verbali di tutte le 85 sezioni cittadine, si è infatti limitato a verificare la correttezza formale dei verbali e non ha potuto intervenire sulle palesi incongruenze contabili.
«Avrebbero dovuto aprire le buste e rileggere una a una le schede - spiegano in municipio -, ma questa operazione può essere effettuata solo in presenza di una contestazione esplicita, ad esempio un ricorso al Tar da parte di un candidato che ritenga di essere stato penalizzato».
Questione di ore, forse. O al massimo di giorni. Se infatti il cortocircuito attorno all’urna della “Carducci” non può modificare il verdetto che ha decretato il ballottaggio tra Davide Galimberti e Paolo Orrigoni, potrebbe invece avere alterato il risultato delle liste (e i relativi quozienti per l’assegnazione dei seggi) ma soprattutto le “classifiche” dei voti di preferenza, da cui dipende l’ingresso o l’esclusione dei 32 consiglieri comunali dall’aula di Palazzo Estense.
Dunque è assai probabile che qualcuno possa chiedere al Tribunale amministrativo regionale di rimuovere i sigilli e di ricontare quelle cinquecento e più schede da giorni al centro dell’attenzione degli “addetti ai lavori”.
Ma su quali “evidenze” potrebbe basarsi un eventuale ricorso?
Il ventaglio è ampio. Secondo presidente e scrutatori, infatti, domenica scorsa al seggio numero 60 si sono presentati 570 varesini. Al netto delle schede bianche e di quelle nulle, i voti assegnati ai candidati sindaci sarebbero stati 555. Quelli alle liste che li sostenevano, invece, solo 61, poco più del dieci per cento del totale, una percentuale del tutto incongrua rispetto a quelle registrate nelle altre sezioni. Ma fin qui il terreno resta quello dell’improbabilità, che si trasforma però in impossibilità se si raffrontano i voti alle liste con le preferenze riportate nel verbale.
Alle Amministrative, infatti, ciascun elettore può esprimere un massimo di due preferenze a favore di altrettanti candidati al Consiglio comunale. Come è possibile, allora, che Fratelli d’Italia abbia ottenuto un solo voto di lista, ma con tredici preferenze assegnate? O ancora, limitandosi alle tre forze politiche maggiori, che i voti per la Lega nord siano stati 6 e le preferenze 55, quelli al Partito democratico 5 e 53, quelli a Forza Italia 4 e 54?
Che cosa ha determinato l’effetto moltiplicatore? Domande che, a quasi una settimana dal primo turno delle elezioni, non hanno ancora risposta.
Venerdì intanto la Commissione elettorale centrale, nel rispetto dei propri poteri e delle proprie competenze, ha “certificato” il risultato dopo aver provveduto a correggere errori materiali, certamente meno clamorosi, riscontrati altrove nella somma o nella trascrizione dei consensi. E’ accaduto così che, tra i candidati della lista civica Davide Galimberti, il notaio Andrea Bortoluzzi abbia sorpassato il compagno di cordata Tommaso Piatti, che nel derby tra gli assessori leghisti Fabio Binelli si sia piazzato davanti al collega Carlo Piatti e ancora che, nella lista di Paolo Orrigoni, Enrico Argentiero abbia dovuto cedere la posizione a Marco Caccianiga. Dettagli, in rapporto al “mistero” che aleggia attorno all’urna numero 60.
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