DELITTO MACCHI
«Prelievi da Binda solo dopo le analisi»
La richiesta della difesa: no a incroci di Dna da parte del Ris
Due battaglie - leggi: i ricorsi davanti ai giudici della Corte di Cassazione, prima, e al Riesame di Milano, poi, per ottenere la scarcerazione - si sono chiuse con una doppia, sonora sconfitta. Tuttavia, gli avvocati Sergio Martelli e Roberto Pasella, i difensori di Stefano Binda, non ne vogliono sapere di darsi per vinti. Al contrario, già nel corso dell’ultima udienza dell’incidente probatorio convocata dal gip varesino Anna Giorgetti, hanno sollecitato l’immediata revoca dell’ordinanza con la quale la scorsa settimana il gip ha disposto il prelievo di altri campioni del Dna del 49enne indagato di Brebbia, finito in carcere il 15 gennaio scorso con l’accusa di aver violentato e poi ucciso con 29 coltellate Lidia Macchi, l’amica di Cl conosciuta ai tempi della comune frequentazione (sebbene in anni diversi) del liceo classico Cairoli di Varese.
«Non siamo pregiudizialmente contrari al prelievo in sé di unghie, peli e capelli del nostro assistito», argomenta l’avvocato Martelli, «tuttavia, abbiamo posto una questione tecnico-scientifica che, a nostro giudizio, merita di essere presa in considerazione. Che cosa chiediamo? Molto semplice: il team di esperti che sta eseguendo l’indagine su ciò che resta del cadavere di Lidia Macchi proceda a tutti gli accertamenti e alle analisi del caso. Quando avranno finito, allora sì presteremo consenso ai prelievi richiesti su Binda da utilizzare poi per altre analisi. Dietro la nostra richiesta c’è la volontà di evitare il rischio di condizionamento psicologico. Rischio condizionamento che è tutto fuorché un’ipotesi campata in aria: a ricordarlo c’è una copiosa letteratura scientifica statunitense in materia».
A quanto pare, anche il comandante del Ris di Parma, tenente colonnello Giampietro Lago, entrato proprio con l’udienza di mercoledì 25 nell’affollato pool di esperti che si stanno occupando delle analisi sulla salma della primogenita della famiglia Macchi, avrebbe concordato con le argomentazioni difensive. In estrema sintesi - avrebbe detto il tenente colonnello Lago -, i carabinieri del Ris preferiscono evitare incroci nell’analisi dei reperti genetici. Solo in un secondo momento si passa alle analisi comparative. Ora, la palla passa all’arbitro, e cioè al gip Giorgetti, che ha preso qualche giorno prima di esprimersi sulla richiesta.
© Riproduzione Riservata