LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE
Primo round: vincono Orrigoni e il Pd
Lega Nord e Forza Italia in netta flessione, Luisa Oprandi fa il pieno di preferenze. Bocciature clamorose per Nicoletti e Baroni. Curiosità e dati preparandosi al ballottaggio del 19 giugno
Ci sono almeno tre dati significativi nell’esito della prima tornata elettorale amministrativa varesina. Il primo riguarda l’affluenza alle urne, in calo costante e ora a ridosso del 55%.
«Non vado a votare»
Un dato che se da una parte indica la sofferenza del rapporto fiduciario tra varesini e politici, dall’altro pare una delega in bianco al vincitore di turno. Di certo, a soffrire del mancato coinvolgimento del 45% degli elettori alla tornata amministrativa è il senso stesso dell’appartenenza alla città. Un segnale del quale, chiunque governerà, dovrà tenere conto, pena il rischio di veder calare ulteriormente la partecipazione attiva e passiva alle scelte civiche.
Carroccio in picchiata
Il secondo dato è il crollo verticale della Lega Nord che si può a sua volta spiegare con l’incapacità della Lega Nord - manifestata anche a livello nazionale - di costruire quel sistema politico «federalista» che, a metà degli Anni Novanta, era parso per molti l’unica possibilità d’uscita al marasma di Tangentopoli. La Lega Nord, a suon di vicende giudiziarie, ha dimostrato di non essere esente dai peccati della Prima Repubblica e - peggio - non ha saputo interpretare i cambiamenti strutturali della società neppure a livello locale. Lo testimoniano i dati: 7475 preferenze nel 2006, 8535 nel 2011, 5346 domenica 5 giugno.
La spinta di Orrigoni
Se a Varese la coalizione di centrodestra tiene, lo si deve alla campagna elettorale incisiva per messaggi generalisti (lavoro, sicurezza, ripresa economica) eppure moderata nei toni di Paolo Orrigoni, che ha sin qui saputo interpretare il ruolo del nuovo che garantisce la continuità: i 3604 voti incassati dalla lista Orrigoni Sindaco sono una dimostrazione pratica di efficienza del messaggio elettorale.
Con la Lega Nord crolla anche Forza Italia, che passa da quota 9716 preferenze nel 2006 (il Carroccio si fermò a 7475, ovvero scendendo sotto il 20%, perché, pur sostenendo l’ex presidente del Consiglio regionale Attilio Fontana fortemente voluto da Umberto Bossi, pagò l’inchiesta giudiziaria a carico del “suo” sindaco, Aldo Fumagalli), a 8672 nel 2011 alle attuali 3670, ovvero dal 25,65% al 24,45% fino all’odierno 11%: l’epilogo del berlusconismo varesino?
La risalita del Pd
Di segno opposto è invece la risalita della galassia legata al Partito democratico: Davide Galimberti s’è ben difeso come dimostrano le 2774 preferenze della sua lista (1416 ne aveva ottenute la candidata sindaca Luisa Oprandi, nel 2011) e soprattutto come testimonia la rete della sinistra che - tra veterocomunisti e riformisti moderati - ha mantenuto quella scorta di preferenze che proiettano il Pd in cima alle preferenze degli elettori varesini: dal 14,99% del 2006, il partito di Matteo Renzi, a Varese è passato al 19.90% del 2011, fino al 24,30% attuale.
La rivincita di Zanzi
In questa corsa, o meglio rincorsa, alla stanza dei bottoni, grande merito l’ha avuto la lista civica Varese 2.0, capitanata da Daniele Zanzi, agronomo di fama mondiale e grande avversario di Attilio Fontana e della sua amministrazione che prima lo nominò a capo della Commissione Ambiente e poi, anche in virtù di contrasti tecnici, lo silurò rinfacciandogli scorrettezze che la Procura della Repubblica non ha invece ritenuto tali da inficiare l’opera di controllo amministrativo della Commissione. Zanzi e il suo partito, cavalcando l’azione giudiziaria - anch’essa finita agli archivi della Procura - sul progetto di posteggio interrato alla Prima Cappella (inchiesta che prese le mosse dai dubbi di Sos Italia Libera, di cui è tra i responsabili il candidato sindaco Andrea Badoglio, rimasto a 476 preferenze), hanno catalizzato il voto moderato e riformista, catturando poco meno del 4% (1292 preferenze) che vale la presenza nel prossimo consiglio comunale.
Nicoletti fuori. E non è solo
Chi resta fuori delle assisi civiche è invece Movimento Libero di Alessio Nicoletti, ridimensionato dalla rinuncia a essere coscienza critica della maggioranza che ha governato Varese negli ultimi cinque anni. Una maggioranza di cui faceva parte il vicesindaco Carlo Baroni (Ncd), capolista di Varese Popolare, affiliata a Orrigoni ma che con 256 preferenze a fronte di un complessivo 2,74% resterà comunque a Salone Estense, sebbene solitario.
L'esclusione pare toccare infatti a Giovanni Chiodi (299 voti nel 2011 con FI e ora 147 in Varese Popolare) e probabilmente - nella schiera di Fratelli d’Italia (comunque passata da 629 preferenze a 1141) - potrebbe riguardare anche gli ex assessori Stefano Clerici e Riccardo Santinon e il loro compagno di lista (Fratelli d’Italia) Salvatore Giordano, pure assessore in passate giunte leghiste.
Tutto dipenderà da chi vincerà il ballottaggio e dal calcolo delle proiezioni dei posti spettanti alle varie liste.
Malerba c’è ma non sfonda
Di certo ci sarà Stefano Malerba ai banchi dell’opposizione: il terzo incomodo è rimasto al 7,13% ma grazie a Simone Malnati (passato dai 109 voti raccolti con l’Udc nel 2011 alle 264 preferenze da capolista) ha contenuto la débacle di Mauro Pramaggiore (da 350 preferenze con FI nel 2011 a 182) e s’è confermato sul livello dei pronostici (sebbene i più ottimisti dessero la Lega Civica al 9-10%): non è stato un successo ma senz’altro l’accordo Malerba-Ncd garantirà quel che non è riuscito ad altri esponenti dell’eterogeneo universo ciellino, mai così presente eppure differenziato nelle varie liste, come in queste elezioni. E cioè portare esponenti affidabili in Consiglio comunale.
L'exploit di Luisa Oprandi
Tra i capolista che non corrono questo problema c’è proprio Luisa Oprandi, la prof che nel 2011 sfidò - perdendo nettamente al ballottaggio - Attilio Fontana ma che, in cima alla squadra del Pd ha saputo raccogliere il miglior risultato assoluto: 774 preferenze. Seguita da Andrea Civati (509) e dall’exploit di Giampiero Infortuna (407), Oprandi ha totalizzato più del doppio dei voti di Bobo Maroni, capofila del Carroccio (328), ponendosi in cima alla graduatoria delle preferenze consiliari. Chi invece nel Pd paga dazio al minor credito probabilmente causato anche dall’inattesa sconfitta di Daniele Marantelli alle primarie, è l’ex capogruppo consiliare Fabrizio Mirabelli, sceso dalle 413 preferenze di 5 anni fa alle attuali 377, mentre in ascesa sono Giovanni Antonio Miedico (da 309 a 380), Francesca Ciappina (da 137 a 310), Luca Conte (da 234 a 255) e Emilio Corbetta (da 217 a 225).
Carrello senza voti
Dalla Lega alla... Lega: nel Carroccio, il carrello dei voti è invece stato avaro con alcuni suoi esponenti storici: l’ex assessore all’Urbanistica, Fabio Binelli è passato da 478 preferenze (2011) a 287,Gladiseo Zagatto da 142 a 100, l’assessore al Commercio Sergio Ghiringhelli da 193 a 96 e Roberto Parravicini da 125 a 66. Di segno opposto il cammino dei leghisti Maria Ida Piazza e Carlo Piatti, passati rispettivamente l’una da 49 a 225 preferenze e l’altro da 279 a 290. Anche tra i forzisti e gli ex azzurri c’è chi s’è visto ridurre la dote di voti: Piero Galparoli (da 301 a 293), Roberto Puricelli (da 298 a 226), Mauro Pramaggiore (da 350 a 182).
Volti noti e partecipazione
Dal ritorno alla competizione elettorale di Marco Caccianiga, delegato provinciale del Coni e già istruttore delle massime realtà sportive varesine, alla prima volta della campionessa di ciclismo Noemi Cantele e del campione di canottaggio di Elia Luini, dallo scudettato cestista Cecco Vescovi a professionisti noti quali l’avvocato Paolo Bossi, gli amministrativi Amerigo Cavalli e Alessandra Mammano, il gestore della Cupola Massimiliano Maci Condello, i giornalisti Benedetta Lodolini, Nicoletta Romano, Claudio Piovanelli e Cesare Chiericati, l’insegnante di Storia e Filosofia Enzo Laforgia, il medico Fabrizio Golonia, l’imprenditore Rinaldo Ballerio (Elmec), l’artista Maria Stella Ranza Collitorti, in tanti han deciso di fare il controcanto all’astensionismo e si sono impegnati negli ultimi mesi in una corsa che si concluderà solo la sera di domenica 19 giugno. Quando l’urna parlerà per la seconda volta, chiarendo se l’amministrazione del capoluogo che sta per entrare ne suo terzo secolo di vita, spetterà ancora al centrodestra o se invece, non senza un ribaltone che appare quanto meno complicato, toccherà al centrosinistra inaugurare una nuova stagione politica.
Ampi servizi sulla Prealpina di martedì 7 giugno.
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