SERIE D
«Pro Patria, io ci sono»
L’argentino continuerà a giocare, Busto rimane la sua prima scelta
«Ho dato alla Pro Patria la mia disponibilità a continuare. Adesso aspetto che mi facciano conoscere le loro intenzioni».
Mario Santana non appende le scarpette al chiodo. L’attaccante argentino, 35 anni, vuole giocare ancora. E pur avendo già ricevuto qualche altra proposta, aspetta un segnale dalla Pro Patria.
«La mia prima scelta resta la Pro – spiega l’ex giocatore di Fiorentina e Torino –. Però bisogna anche sentire se la società è contenta di quello che ho fatto e se vuole confermarmi».
Quando ha parlato l’ultima volta col club?
«Conclusa la stagione abbiamo fatto una chiacchierata col direttore Turotti. Non siamo entrati nei dettagli, voleva semplicemente sapere quali fossero le mie intenzioni e se volessi continuare a giocare».
E lei cos’ha risposto?
«Gli ho dato la mia disponibilità. Ma da allora non ci siamo più sentiti. Diciamo che resto in attesa di sentirmi dire un sì o un no».
Immaginiamo che le interesserebbe restare solo in una Pro Patria da vertice…
«Io ero rimasto a Busto per vincere, ma alla fine è stato un anno perso, almeno per quanto mi riguarda. Le aspettative erano ben altre. Ora non si può più sbagliare».
Cosa non ha funzionato?
«All’inizio abbiamo perso troppi punti e, com’è normale che sia in una piazza importante, nell’ambiente si è creata un po’ di pressione. Purtroppo alcuni giocatori hanno dimostrato di non saperla sopportare. Soprattutto i ragazzi più giovani hanno mollato un po’ a livello mentale. E questo si paga».
L’assenza nella semifinale col Ciliverghe ha fatto storcere il naso a qualcuno. Si è detto che come capitano avrebbe dovuto stringere i denti e andare almeno in panchina.
«Se sto qua a raccontarvi di tutte le volte che ho giocato in condizioni precarie... Non scherziamo. Credo di essermi sempre comportato da professionista. E se qualcuno lo mette in dubbio, be’, vuol dire che non ha capito nulla della persona che sono. La verità è che mi ero stirato l’adduttore. Ho provato fino a sabato, ma non ero nelle condizioni di scendere in campo. Se qualcuno non ci crede, non so che dire. Ho rifiutato di andare in Lega Pro per giocare nella Pro Patria e poi mi rifiuto di scendere in campo in una partita così importante?».
Si dice anche che un capitano dovrebbe parlare di più, in campo e fuori.
«Un capitano deve dare l’esempio: arrivare per primo agli allenamenti, andarsene per ultimo, impegnarsi al massimo ogni giorno. Se uno è intelligente, vede questo tipo di esempio e cerca di imitarlo. Non serve a niente sbraitare e fare sceneggiate, e comunque non fa parte del mio modo di essere».
In queste settimane si è fatta avanti qualche altra società?
«Sì, qualcosa c’è stato, ma non abbiamo intavolato nessun discorso. Aspetto la Pro Patria».
Fino a quando?
«Se non mi chiamano mi farò vivo io per capire le loro intenzioni. Se vogliono che il rapporto prosegua, bene. Altrimenti ringrazierò sempre tutti per la fiducia che mi hanno dato. Perché io a Busto sono stato bene».
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