L’INDAGINE
«Processate la coppia diabolica»
Il pm ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio anche per altri dodici indagati
Il pubblico ministero Maria Cristina Ria ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio, per gli amanti diabolici Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga si avvicina il giorno dell’udienza preliminare. L’intenzione della Procura era di comparire davanti al gup a luglio, bisognerà attendere che il giudice Luisa Bovitutti (a cui dovrebbe essere arrivato il fascicolo) fissi la data.
Come è noto si tratta del filone principale dell’operazione Angeli e Demoni, che il 29 novembre sconquassò la sanità locale con l’arresto del vice primario del Pronto soccorso e della compagna, l’infermiera che lavorava con lui.
Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per il primario Nicola Scoppetta - per il quale, dopo un iniziale periodo a piede libero sono stati disposti gli arresti domiciliari -, per l’ex direttore sanitario Roberto Cosentina e per altri dieci indagati, compresi i membri della commissione che giudicò il famigerato protocollo Cazzaniga.
I reati contestati in questa primo capitolo della saga ospedaliera riguardano le quattro morti in corsia (quelle di Giuseppe Vergani, Luigia Lattuada, Antonino Isgrò e Angelo Lauria) e l’omicidio del marito di Laura, Massimo Guerra, con tutte le postille annesse, quindi i referti falsificati e le lesioni.
«Non volevo ucciderli, soffrivano e somministravo i dosaggi di morfina che ritenevo alleviassero i loro dolori», spiegò Cazzaniga durante il primo e unico interrogatorio che rese, davanti al gip Luca Labianca. «Li accompagnavo nel passaggio», precisò quel giorno, dopo di che non ha mai più parlato. Aveva anzi impugnato la carcerazione davanti al tribunale del riesame, ma la mattina dell’udienza spiazzò tutti rinunciando al ricorso.
Sono ancora in corso invece le indagini sull’omicidio della mamma di Laura, Maria Rita Clerici, e sul suocero dell’infermiera, Luciano Guerra.
Al vaglio degli inquirenti, inoltre, ci sono le quaranta cartelle cliniche sequestrate dopo il blitz di fine novembre e ancora non è noto se da quella documentazione stiano emergendo altri decessi con causa dubbia.
Sul fronte della morte del suocero di Laura Taroni, invece, i periti - Cristina Cattaneo nominata dal gip, Francesco Introna consulente del pubblico ministero Ria e Luca Massaro nominato dall’avvocato di Cazzaniga, Elio Buffoli - hanno chiesto una proroga per il deposito degli esiti delle analisi sui resti. Avrebbero dovuto consegnarli all’inizio di giugno, ma serve ancora tempo. Il compito affidato al pool è accertare se il pensionato morì vinto dalla sua patologia tumorale o se invece fu una dose letale di Midazolam a ucciderlo.
A quanto pare Laura, che è difesa dall’avvocato Monica Alberti, avrebbe sempre negato un suo intervento nel decesso dell’anziano, come anche in quello della madre.
«Non volevo ucciderlo, non è mai stata quella la mia intenzione. Avvelenarlo sì, ucciderlo no. Volevo solo renderlo innocuo», si difese inoltre la donna durante l’interrogatorio dello scorso inverno parlando della morte del marito Massimo.
Non è un mistero che l’uomo la facesse vivere in un pesante clima di terrore e angoscia e anche di umiliazioni, date le sue particolari e pesanti inclinazioni sessuali. Per difendersi dalle sue angherie, quindi, Laura lo avrebbe placato con i farmaci prescritti per il diabete, malattia di cui però non soffriva, fino a condurlo alla morte.
© Riproduzione Riservata