IN APPELLO
Maugeri, Lucchina fuori dal processo
Patteggiano Daccò e Simone. Formigoni: «Vado avanti. Sono innocente»
Subito dopo aver appreso di essere stato assolto dalle accuse sia di aver fatto parte della presunta associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, sia di concorso in corruzione nell’ambito del processo per lo scandalo Fondazione Maugeri-ospedale San Raffaele, l’ex direttore generale della Sanità lombarda Carlo Lucchina scoppiò in lacrime pochi giorni prima del Natale 2016.
L’ex manager varesino oggi in pensione, grazie a quell’assoluzione è uscito dal processo. Per sempre.
Non a caso, ieri, al via del processo d’appello davanti alla quarta sezione della Corte d’Appello penale di Milano, Lucchina non figurava più nell’elenco degli imputati eccellenti capitanato da Roberto Formigoni, presidente di Regione Lombardia dal 1995 al 2013, ritenuto colpevole in primo grado di corruzione e, per questo, condannato a sei anni di reclusione «perché avrebbe favorito la Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia in cambio di tangenti».
Il procuratore aggiunto del capoluogo lombardo Laura Pedio non ha impugnato la sentenza dei giudici della decima sezione del Tribunale di Milano e non ha nemmeno impugnato l’assoluzione relativa al reato di associazione per delinquere nei confronti di Lucchina.
Lo stesso magistrato ha invece sollecitato una punizione più severa a carico dell’ex parlamentare del centrodestra, condannato in primo grado a sei anni di reclusione, nonché dei presunti faccendieri Pierangelo Daccò e Antonio Simone, rispettivamente 9 anni e 2 mesi e 8 anni e 8 mesi.
Formigoni, condannato tra le altre cose anche alla confisca di beni per un valore complessivo di 6,6 milioni di euro e al versamento di un anticipo sul risarcimento di oltre tre milioni di euro (in solido con Daccò e Simone) a favore di Regione Lombardia, costituitasi parte civile, ha preferito non commentare le scelte processuali dei co-imputati, smentendo categoricamente la possibilità di ricorrere a sua volta al patteggiamento in appello, un’ipotesi circolata a più riprese nel corso dell’udienza di ieri. «Io vado avanti con il processo. Sono tranquillo riguardo alla mia assoluta innocenza».
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