L'EMERGENZA
Profughi, soluzione lontana
La riunione convocata dai 32 comuni della Comunità montana brilla soprattutto per le assenze: poche le proposte concrete. "Accoglienza affrontata in modo insufficiente"
L’idea era quella di trovare soluzioni concrete per i profughi destinati dalla legge nazionale alla nostra provincia. Il risultato è stato però deludente: su 32 Comuni che compongono il territorio della Comunità montana Valli del Verbano, l’altra sera erano presenti in sede solamente in 16, la metà. Per il resto, la sola proposta concreta emersa è venuta dal presidente dell’ente montano, Giorgio Piccolo: «Risolveremo nel giro di una settimana un problema di carattere tecnico-giuridico. Poi saranno disponibili due appartamenti nel complesso del Pradaccio a Laveno. Ho già riferito in proposito al prefetto».
E le singole realtà comunali come intendono muoversi? Qualche apertura e molti visi scuri. In avvio di riunione sono intervenuti don Roberto Bernasconi, referente della Caritas di Como, Mario Salis della Caritas di Milano e responsabile del territorio varesino, Simone Maritan per la Cooperativa Agrisol di Ferrera, che si occupa di seguire i profughi una volta insediatisi sul territorio compreso fra Valcuvia e Luinese. Da tutt’e tre è emersa una evidenza: «Il modo in cui sino ad oggi è stato affrontato il problema dell’accoglienza è del tutto insufficiente. Non tutto può essere riversato sulle spalle del prefetto, ma nemmeno dei centri Caritas che già svolgono un compito che spesso va al di là dei loro compiti istituzionali».
Dunque, la domanda posta da alcuni sindaci o loro rappresentanti è stata: continuiamo a procedere in ordine sparso oppure troviamo sinergie che ci consentano di operare meglio nell’interesse anche delle nostre collettività? Risposta vera e propria non c’è stata. A parte i molti sindaci che non c’erano, qualche altro rappresentante municipale ha portato la propria esperienza positiva. È il caso del Comune di Maccagno con Pino e Veddasca, che da circa un mese ospita ventisette profughi «senza alcun problema ma, anzi, con una perfetta integrazione anche grazie al lavoro svolto dalla cooperativa che li segue nello svolgimento di lavori socialmente utili». Caso ben diverso quello sollevato da Cittiglio, dove la cronaca ha dovuto occuparsi nei giorni scorsi di un immigrato che è stato protagonista di un’aggressione a colpi di bottiglia, «fatto che ovviamente ha generato paura e tensione nella comunità locale».
Punti di vista e testimonianze diverse, a volte contrapposti, rispetto ai quali tutti i presenti hanno affermato che «per combattere la paura occorre prima di tutto informare la gente su cosa si vuol fare». Proprio il punto su cui è mancata una visione politica sinergica tra i Comuni. È probabile che Comunità montana riproporrà il tema in tempi brevi, nella speranza che intanto si siano trovate più ampie intese.
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