SALUTE
Quando non è la timidezza
Il rossore causato dalla rosacea
A volte si diventa rossi in volto per imbarazzo, ma per fortuna dura poco e può anche suscitare tenerezza. Ma quando il rossore persiste, si cronicizza, diventa un problema di salute, può essere sintomo della rosacea, disturbo che si stima interessi 45 milioni di persone nel mondo, con un notevole impatto sulla qualità della vita di chi ne è affetto, soprattutto relazionale. In ogni caso il rossore del volto «non è mai innocente», spiega Antonino Di Pietro, direttore dell’istituto dermoclinico Vita Cutis di Milano, perché legato all’eccessiva dilatazione dei vasi sanguigni del derma e al maggiore afflusso di sangue alla pelle. «Quando i capillari si dilatano - spiega il dermatologo - la velocità di scorrimento del sangue tende a diminuire, per cui le cellule cutanee vengono ossigenate meno e rallentano il proprio metabolismo. Ciò porta a una minore produzione di collagene ed elastina e a un conseguente invecchiamento precoce della pelle». Ma non solo: «La dilatazione dei capillari - continua Di Pietro - causa un ristagno e provoca un aumento della temperatura superficiale e una maggiore stimolazione delle ghiandole sebacee e sudoripare. Ciò favorisce l’eccessiva crescita di acari (come il Demodex folliculorum) ritenuti corresponsabili della rosacea, condizione che in Italia affligge oltre tre milioni di persone», con un non irrilevante impatto psicosociale. Ma perché il rossore del viso condiziona negativamente la relazione con gli altri e il rapporto con se stessi? Come spiega uno studio internazionale pubblicato sulla rivista «Dermatology & therapy», «nell’imaginario collettivo il colore scarlatto del viso si correla a una scarsa capacità di governare appetiti ed emozioni, con conseguente disapprovazione sociale. Possiamo guardare alle somatizzazioni cutanee come al tentativo estremo da parte dell’Io di proiettare all’esterno, sulla pelle appunto, parti di sé considerate scomode, sconvenienti o minacciose - spiega Katia Vignoli, psicoterapeuta, esperta in medicina psicosomatica -. Paradossalmente però scaricarli sulla pelle significa esibirli, in quanto il viso è la parte più difficile da celare. Esporre il proprio volto arrossato allo sguardo altrui, quindi al giudizio sociale, è fonte di profondo imbarazzo. E anche di immotivati sensi di colpa». In ogno caso, visto che «il problema sta nella dilatazione dei vasi - dice Aurora Parodi, direttore della clinica dermatologica all’Università di Genova - ricorriamo a un vasocostrittore come la brimonidina, che ha effetto per 6-8 ore. Se poi il problema principale è l’infiammazione, usiamo la doxiciclina, un antibiotico che ha dimostrato potenti attività antinfiammatorie». L’ultimo farmaco arrivato è una crema a base di ivermectina, «che - conclude Parodi - ha rivoluzionato il trattamento della rosacea con papule e pustole, perché ha proprietà sia antinfiammatorie che antiparassitarie».
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