VILLA PANZA
Quanti amori di Dante Isella
Dante Isella capì di aver raggiunto la vecchiaia quando non riuscì più a salire al Sacro Monte a piedi, lui «che non aveva avuto paura di scrivere di essere vissuto all’ombra del cono di quella montagna sacra». Lo annota Giovanni Agosti, allievo e amico del grande filologo, nella prefazione del libro «La Milano dei navigli» uscito da pochi giorni per i tipi di Officina Libraria, una ideale passeggiata letteraria che Isella tratteggiò nel 1987 per una pubblicazione di Franco Maria Ricci.
Isella sapeva di essere al termine del viaggio, e nell’agosto 2007 fece di tutto per acquistare dall’antiquario Francesco Orsi, figlio del grande amico Sandro, un piccolo quadro del pittore Michelangelo Fumagalli di Milano, che intitolò «Sacra famiglia», una donna e un bambino che pregano davanti a un’edicola della Madonna mentre un vecchio, in piedi, volge lo sguardo altrove e sembra incamminarsi verso un bosco sferzato dalla grandine di un temporale.
A dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 3 dicembre 2007, villa Panza gli rende omaggio con la mostra «Amori di Dante Isella», titolo mutuato dall’ultimo libro di Carlo Dossi, «Amori», pubblicato nel 1887, cui il filologo dedicò un’edizione critica nel 1977.
«Una mostra realizzata al volo, con tempi da dopoguerra», ha detto il curatore Giovanni Agosti nel presentare il sunto della vita iselliana messo in scena con i quadri da lui raccolti in anni di ricerche e condivisi con amici come Giovanni Testori, che gli forniva le attribuzioni, Renato Guttuso e Ennio Morlotti, e alcuni dei moltissimi libri scritti, con un particolare riguardo ai collegamenti con il territorio o con gli allievi amati.
«Abbiamo allestito, nella rimessa delle carrozze della villa, una camera della memoria che non si visita per vedere capolavori, ma per capire le passioni di un uomo che ha vissuto il ‘900», spiega Agosti.
Tommaso Tovaglieri ha curato le didascalie di quadri e libri in mostra, resi disponibili dalla cortesia della figlia di Isella, Silvia: «Lo stesso Isella dava i titoli alle tele, annotava tutto in un taccuino. Amava il Seicento lombardo, e Giovanni Testori era il suo consigliere, assieme all’amico antiquario Sandro Orsi, dal quale acquistò per esempio il grande Morazzone con Il Cristo spogliato dalle vesti, pubblicato da Roberto Longhi nel 1970».
Tra i volumi esposti ecco il primo lavoro di Dante, le note realizzate per le lezioni universitarie a Friborgo del suo unico maestro, Gianfranco Contini, il numero unico del foglio «Provincia», realizzato assieme al cognato Bepi Bortoluzzi, Vittorio Sereni, Piero Chiara, Guido Morselli e d’Arco Silvio Avalle, e la plaquette di Vanni Scheiwiller dedicata a «I cavalli degli Isella», a rammentare l’azienda di trasporti di famiglia alla quale il filologo si dedicò per anni.
«Leggere bene è leggere lentamente, in profondità, lasciando porte aperte, con dita e occhi delicati», disse Dante Isella nel 2006, nel discorso tenuto a villa Recalcati in occasione della consegna del Premio Chiara alla Carriera, parole tra noi leggere che raccontano di un grande spirito e del tempo lento dello studio, oggi sconfitto dalla velocità del nulla.
«Amori di Dante Isella» - Varese, Villa e Collezione Panza, piazza Litta 1, fino al 28 gennaio da martedì a domenica ore 10-18, info 0332.283960.
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