IL LUTTO
«Questa morte è un monito»
L’addio al clochard deceduto in stazione: il dolore degli altri senzatetto e la riflessione
Era il clochard storico della stazione Fs di Busto Arsizio. E la mattina di martedì 13 dicembre, nella chiesa di San Giuseppe, per dare l’ultimo saluto a Luciano Di Biase (sessantatreenne senzatetto deceduto per un malore nel gelo di quello scalo che per anni è stato la sua casa) erano davvero tanti gli amici presenti e commossi.
C’erano in prima fila i compagni di sventura delle giornate passate a cercare un pasto, gli stessi delle notti vissute dentro improbabili rifugi da freddo e solitudine.
C’erano anche tanti volontari che assistono l’universo degli ultimi che sempre più numerosi si muovo dentro e fuori quel dormitorio ormai troppo piccolo per ospitarli tutti e che Luciano non aveva mai voluto eleggere a casa.
«E dire che è morto mercoledì, accanto alla sua bici, quando ormai lo avevo convinto a farsi assistere al caldo per qualche giorno», sospirava alla fine Dario Merlotti, il custode di quest’angolo di città che sta lontano dai riflettori ma che rappresenta per tanti l’ultima scialuppa.
Vicino a lui Franco Montalto, capogruppo degli alpini, desolato per «questa scomparsa che toglie un personaggio che, con la sua esistenza tanto particolare, era una presenza ormai fissa e simpatica che adesso tutti salutiamo commossi».
Un po’ come ha fatto Franco Mazzucchelli, presidente dell’associazione Lions Tosi-Ravera che tanto si è battuto (e ancora lo fa) per creare un dormitorio degno di tal nome in città.
«Questa vicenda - dice - è un messaggio che va a tutti quanti, con la consapevolezza che l’emergenza dei clochard è fortissima. Luciano lo conoscevo da anni, l’ho anche seguito da assessore ai Servizi sociali, so bene che era uno che rifiutava il ricovero al rifugio e che è stato piegato dalla malattia. Quindi non ci sono colpe da assegnare, ma un invito a raccogliere sempre più energie per fare le cose ancora meglio».
E nella funzione funebre celebrata da don Fabrizio Barlozzo («È stato un saluto speciale, perché è alle persone come Luciano che appartiene il Regno dei Cieli», ha detto il sacerdote), particolarmente significative sono risuonate le parole di Francesco Nicastro, lunedì 12 dicembre nei panni di diacono, ogni giorno in quelle non solo di comandante dei vigili di Castellanza ma anche di volontario che porta cibo e conforto ai più poveri. «Questo addio - ha affermato dall’altare - deve invitare tutti a riflettere, dev’essere un monito per risvegliare una comunità che non sempre è capace di accorgersi di questo mondo sofferente che chiede di avere un aiuto materiale e anche del calore umano».
Parole riprese dallo stesso don Fabrizio, che ha chiesto «a tutti, compresa questa comunità di fedeli, di avere sempre il cuore aperto davanti a situazione di difficoltà».
E stavolta, a differenza dal solito, ad ascoltare questi inviti accorati all’attenzione per l’universo dei senzatetto c’era proprio tanti di coloro che vivono le sofferenze della povertà sulla loro pelle, ogni giorno.
Quegli stessi clochard che hanno pianto l’amico morto nel gelo della stazione.
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