L’INTERVISTA
«Questa Uyba è entusiasmante»
La carica del d.g. Barbaro: «Progetto pluriennale per giocarcela con le grandi»
«Questa è una squadra entusiasmante». Generalmente poco avvezzo ad alzare i toni e più portato alla prudenza che all’esaltazione, Enzo Barbaro non si risparmia quando cerca un aggettivo col quale definire la prima Uyba “tutta sua”. In quel «entusiasmante» c’è l’attesa riposta in un gruppo chiamato a riaccendere l’entusiasmo in una piazza che ha vissuto una stagione di assestamento che, come riconosciuto dal club, non può essere replicata: «Quest’anno bisognava ripartire con obiettivi più alti e con un progetto pluriennale - spiega Barbaro che l’entusiasmante Uyba che ha costruito su mandato del presidente Pirola e di Pinto la racconta così: «Una squadra con un potenziale enorme soprattutto per quanto concerne l’attacco, entusiasmante per la potenza fisica di alcune giocatrici che potranno fare esplodere il PalaYamamay. Anche affascinante: è giovane e una scommessa. A livello di scelte dobbiamo ancora correre qualche piccolo rischio, ma abbiamo giocatrici che hanno già mostrato di avere potenziale e caratteristiche interessanti».
La novità sono i contratti pluriennali.
«Anche nella gestione precedente - spiega il dg - c’era stato qualche contratto del genere, però quest’anno sono tutti così. È la volontà di guardare avanti e di non avere giocatrici che ti crescono in casa e poi non riesci a tenere. Ora potremo programmare anche le annate a venire già con delle certezze: un segnale molto bello per Busto perché vuol dire che ci organizziamo per più anni. Il tutto grazie alla volontà del presidente e degli sponsor principali, Unendo, Yamamay e Tigros, che ci hanno dato fiducia impegnandosi per più stagioni».
Corretto dire la prima Uyba tutta sua?
«La sento mia, ma in realtà condivido sempre le scelte con presidente, allenatore e staff tecnico. Rispetto a 12 mesi fa ho avuto più tempo per lavorarci: la squadra di oggi è in cantiere dal settembre 2015 e tutti gli obiettivi li abbiamo portati a casa ad eccezione di Plak che aveva comunque l’alternativa Martinez pronta».
L’uscita di Michele Forte e di Lugiato oltre all’investitura di Pinto la espongono del tutto: timore per l’inevitabile pressione?
«È una grande responsabilità che vivo come una sfida. Sono uomo di sport: opero per provare a vincere non solo con la squadra ma anche in ciò che facciamo fuori dal campo sul territorio. La mia passione per l’Uyba è alimentata dalle continue sfide che raccolgo dall’ambiente e la responsabilità sono arrivato a conquistarmela. Faccio del mio meglio per soddisfare la mia voglia di sfida ma pure la voglia di vincere del territorio».
“Idea alta” era il mantra di Aldera nella gestione del club, qual è il suo?
«Difficile trovare differenze essendo cresciuti insieme in questo mondo. L’idea dell’ambizione alta è anche nel mio modo di pensare. L’anno scorso abbiamo dovuto abbassare l’asticella, ma l’impronta rimane, cambia il fatto che ora c’è in più la gestione dell’impianto sportivo. Si ragiona e opera sull’aspetto manageriale del palazzetto che non è solo un campo di gioco ma deve portare introiti in società: una situazione ancora unica nella pallavolo italiana. In più, con la presenza di Powervolley, insieme riusciremo a fare una serie di economie su forniture e allestimenti che per la Futura saranno un guadagno. La grande differenza col passato sono questi aspetti extra sportivi».
Lei ha sempre dato l’impressione di essere più un amico che un dirigente per le giocatrici: una criticità ora che dovrà eventualmente assumere anche atteggiamenti “duri” ?
«Pur con un’immagine amichevole ho sempre tenuto un rapporto distaccato con le atlete. Ora, a volte servirà la linea dura e a volte basterà un rapporto confidenziale per ottenere risultati: mi sento molto predisposto al dialogo e non penso di snaturami perché ho cambiato ruolo».
La Futura monolitica del passato ha perso via via diverse figure: è una società meno solida?
«Ci sono stati cambiamenti, non si può tornare a essere un monolite subito, servono equilibri che possono essere raggiunti col tempo. Con questa ripartenza e con l’inserimento di qualche nuova figura ci stiamo ricompattando e come gruppo di lavoro dobbiamo avere le idee chiare e viaggiare sulla stessa strada».
Senza i Forte che Futura è per lei che ci è cresciuto dentro?
«Sono state persone fondamentali nel progetto, gente che ha dato tantissimo. Però le dinamiche cambiano: è in chi è rimasto che bisogna trovare l’intelligenza di riunirsi e andare avanti. Da un punto di vista pratico ci sono dei professionisti di assoluto livello che sono stati scelti per sostituirli. La storia va avanti, è inevitabile. E ce la stiamo mettendo tutta per renderla bella quanto in passato».
Un’altra svolta riguarda “l’affollamento” del PalaYamamay: quanto rende e che prezzo c’è da pagare da parte della squadra?
«Il primo target è la copertura dei costi e ci siamo quasi, per noi c’è già un guadagno perché non paghiamo l’affitto: in pratica è il contratto di una buona giocatrice. Avere più squadre che ci giocano è un’opportunità enorme per la Futura che recupera risorse da eventi extra le sue partite. Per fare un esempio, anche il bar passerà in gestione alla Futura e, banalmente, anche un caffè porterà introiti alle casse del club. C’è un prezzo che la squadra dovrà pagare? Sì, dovrà condividere orari e non potrà allenarsi quando le pare come prima, ma è un costo minimo in confronto a quanto può arrivare».
C’è un obiettivo inderogabile per la nuova Uyba?
«Raggiungere i playoff. Possiamo arrivare in semifinale: sarebbe bello tornare a giocarsi un posto con le grandi».
Pirola è stato chiaro nel chiedere a Mencarelli i risultati. Lei cosa gli chiede?
«La crescita di una squadra che è comunque giovane. Il gruppo è costruito sulla sua persona, tante le conosce molto bene: deve tirare fuori tutto quel che si può. Nel secondo anno insieme siamo entrambi più forti».
Parlando del pubblico, avete temuto di perdere tifosi?
«Durante l’ultima stagione un calo c’è stato ma sono contento che il nucleo storico continui a seguirci nonostante tutto. In questo gruppo c’è molta comprensione di ciò che stiamo facendo e c’è fiducia; ci sono anche critiche, come è giusto che sia. Le presenze dei tifosi occasionali, invece, hanno un andamento legato ai risultati e ai nomi: ora mi aspetto che ritornino. La sola Diouf muove dai 100 ai 300 tifosi a partita».
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