Governo
Renzi alla minoranza Pd: su Rai segnale politico, ma vado avanti
"Ho i numeri, dobbiamo cambiare paese non dare messaggi..."
Roma, 31 lug. (askanews) - Il voto sulla Rai che ha mandato sotto il governo è "evidentemente un segnale politico", che però non crea allarme. Matteo Renzi è sceso in conferenza stampa a palazzo Chigi, dopo il consiglio dei ministri, per dire la sua dopo che in Senato è passato un emendamento della sinistra Pd contro il parere del governo e con il sostegno dei voti dell'opposizione.
Una mossa che al premier non è piaciuta ("Credo che il nostro obiettivo non sia quello di passare il tempo a dare messaggi ma quello di cambiare il paese") ma che viene anche ridimensionata: "Andiamo a vanti con molta decisione, ognuno si assume le sue responsabilità.
Nessun dubbio, per il premier, sul dolo da parte della minoranza Pd: "Sembrerebbe abbastanza strano che il voto di coscienza sulle riforme costituzionali casualmente fosse lo stesso anche su un emendamento della Rai o su un posizionamento congressuale. E' evidente che una parte del Pd ha voluto approfittare di molte assenze per dare un messaggio".
Il fastidio per quanto accaduto Renzi non lo ha nascosto: "Credo che le polemiche all'interno del Pd dovrebbero essere gestite dentro il gruppo del Pd e - a meno che non ci siano episodi di voti di coscienza - uno all'interno dell'azione parlamentare dovrebbe fare ciò che viene deciso all'interno del gruppo. Quando noi eravamo minoranza abbiamo fatto questo".
Detto questo, "se qualcun altro vuol fare in un altro modo se ne assuma le responsabilità, lo dica. Però i numeri ci sono lo stesso: certo, ieri mancavano novanta senatori, era in corso la direzione Ncd, il governo era tutto fuori dall'aula... Andiamo avanti più convinti e più decisi di prima. Qui c'è un patto che noi abbiamo con gli italiani".
Nessun riferimento a possibili elezioni anticipate, a causa delle fibrillazioni del Pd. Anzi, in pubblico Renzi - parlando dei nuovi vertici Rai che verranno nominati a breve, ha ribadito che si voterà "a febbraio" del 2018: "Siccome le elezioni ci saranno a febbraio (2018, ndr), sarà il nuovo Parlamento a varare il nuovo Cda".
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