MALTRATTAMENTI
Revocato l’allontanamento
Il gip dice no: la denuncia sarebbe strumentale. «La casa in cui vive la mia ex le è stata assegnata grazie alla mia pensione d’invalidità»
La denuncia per maltrattamenti? Secondo il gip Nicoletta Guerrero no, sarebbe «strumentale a ottenere il rispetto dell’accordo» stipulato all’atto di separazione, ossia non avere più il marito in casa. Per questo ha revocato l’ordinanza di allontanamento, accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Alberto Arrigoni al termine dell’interrogatorio.
Ora l’uomo è libero di muoversi e di girare come più gli aggrada, perché proprio durante il faccia a faccia con il giudice l’uomo ha rivelato un dettaglio importante, che la ex aveva taciuto nelle denunce presentate alla polizia: la casa popolare in cui vivevano, insieme al figlio di primo letto di lei, era stata assegnata alla donna grazie alla pensione di invalidità del presunto maltrattatore. Non solo. All’arredo provvide lui stesso e ci sono i documenti del finanziamento di 9 mila euro sottoscritto per l’acquisto dei mobili. Anche questo è un dettaglio che la presunta vittima aveva omesso. In un certo senso l’abitazione da cui la donna l’ha fatto cacciare con l’intervento degli inquirenti è sua. Ciò non significa che ora vorrà tornarci, ormai i rapporti sono degenerati.
Perché, stando alle dichiarazioni della donna, i maltrattamenti sarebbero iniziati addirittura nel 2014, da quando il figlio minorenne fece ritorno tra le mura domestiche, dopo quattro anni di affidamento ai servizi sociali a causa di una forte depressione della mamma. L’uomo a quel punto si sarebbe sentito trascurato, messo in disparte, ignorato e abbandonato dalla moglie, troppo concentrata sul ragazzino. Le tensioni - ha riferito la ex in denuncia - crebbero esponenzialmente e la coppia arrivò alla separazione, che prevedeva il trasloco del coniuge altrove. Ma lui rimase lì, con il silenzio-assenso della donna «perché provavo pena, era solo e disoccupato».
A parere della vittima da quel momento in poi le aggressioni, le minacce, le intimidazioni sarebbero diventate una costante quotidiana. «Ti uccido», le avrebbe più volte detto brandendo il coltello da cucina. «Prima o poi ammazzo tuo figlio», le avrebbe urlato tra un insulto e l’altro. In effetti episodi di violenza fisica non ne sono stati messi a verbale, ciò che la donna lamentava soprattutto era l’inerzia di un compagno fannullone, perditempo, che trascorre le giornate sul divano tra alcol e stupefacenti («temo faccia uso cronico di cocaina», ha denunciato la ex), «mi chiedeva soldi per mantenere i suoi vizi».
Che ne sarà a questo punto della denuncia presentata i mesi scorsi? Il pubblico ministero Maria Cardellicchio, che ha coordinato le indagini del commissariato di via Ragazzi del ‘99, ha dato parere negativo alla revoca dell’allontanamento, quindi difficilmente chiederà l’archiviazione del caso. Certo molto dipenderà da quel che accadrà nel futuro prossimo, ossia dal comportamento dell’indagato ora che ha fatto valere le sue ragioni.
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