Costi politica
Rinviata pdl su stipendi parlamentari, rabbia M5s: "Gentaglia"
Grillo non va in piazza, il Pd: è flop
Roma, 25 ott. (askanews) - E' finita come previsto: la proposta di legge sul taglio delle indennità dei parlamentari è stata rinviata in commissione da un voto dell'aula della Camera. Era approdata in assemblea in quota opposizione ma la maggioranza ha liquidato in fretta il tema simbolo delle battaglie del Movimento 5 stelle, sotto gli occhi di Beppe Grillo, approdato in tribuna a Montecitorio per dare maggiore forza simbolica all'appuntamento. "Siamo andati, per discutere una cosa importante e loro hanno inglobato le cose, come cibo per la loro trasformazione come i ruminanti", ha commentato sul blog il leader M5S. Che poi si è trattenuto per qualche ora negli uffici del gruppo parlamentare, senza scendere in piazza, dove erano radunati circa 150 simpatizzanti del movimento. I suoi dicono che Grillo si è limitato a chiedere chiarimenti sulla procedura parlamentare. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, gli ha risposto dal salotto tv di Bruno Vespa: "Siamo disponibili a tagliare gli stipendi ai parlamentari, purché non si tratti di un giochetto, di una mossa di Grillo", ha detto.
"La maschera è caduta, se mai qualcuno avesse una speranza che queste persone possano fare una scelta giusta", ha commentato Luigi Di Maio. Ai militanti M5S convocati in piazza ha parlato Alessandro Di Battista, secondo il quale in Parlamento siede "gentaglia". Ma Di Battista, scrive David Ermini della segreteria dem, "insulta e tenta disperatamente di alzare polveroni per cercare di nascondere il flop della loro piazza". E Marco Miccoli, altro esponente del Pd, accusa: Grillo è a Montecitorio mentre "la sindaca Raggi sta provocando un danno di circa 45 milioni di euro ai romani, portando al fallimento la Fiera di Roma".
Per Roberta Lombardi, prima firmataria della proposta di legge, il voto di oggi è una dimostrazione di "miopia politica" e di "attaccamento ai privilegi" da parte del Pd. "Fanno una campagna elettorale - ha spiegato - centrata sullo stravolgimento della forma di Stato e di Governo per tagliare i costi della politica e poi...". A suo giudizio "Renzi non è preoccupato di questa contraddizione: se avesse voluto, dopo aver proclamato dall'Annunziata che avrebbe voluto legare le indennità dei parlamentari alle presenze, avrebbe potuto far presentare dai suoi un emendamento. Invece va da Vespa e pur di distrarre dal tema del giorno magari promette di fermare a mani nude il conflitto israelo-palestinese o di debellare l'Aids a livello globale...".
I 5 stelle comunque non demordono: "Noi - ha sottolineato Lombardi - abbiamo già chiesto alla presidente Boldrini di inserire di nuovo questa proposta nel calendario di novembre; in sessione di bilancio i risparmi che porterebbe possono servire per coperture da usare in favore dei cittadini". E per una volta non sono nemmeno eccessivamente isolati: da destra, la Lega nord con Davide Caparini sostiene che "ancora una volta Renzi e il suo governo dovrebbero vergognarsi". A sinistra, Arturo Scotto di Si giudica il rinvio "un errore", mentre Pippo Civati parla di "scelta pilatesca e opportunistica". Ma è Pier Luigi Bersani, ex leader del Pd, a usare le parole forse più taglienti per i suoi compagni, visto che mette sullo stesso piano Renzi e Grillo: "C'è un ping pong tra le demagogie, c'è chi dice se vuoi meno politici devi votare sì al referendum e chi dice che tutto si risolve dimezzando lo stipendio".
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