L’ASSEMBLEA
Riparte l’Italia delle scarpe
Cauto ottimismo da Assoclazaturieri. Ue ferma sul “made in”. Allo studio un marchio di tracciabilità nazionale
Il settore calzaturiero italiano ha aperto il 2017 «con segnali di recupero, anche se la ripresa non c’è ancora».
Lo ha detto la presidente di Assocalzaturifici, Annarita Pilotti, alla assemblea annuale “Smart Factory-l’Italia manifatturiera in corsa per lo sviluppo dell’industria 4.0”, che si è tenuta oggi, martedì 27 giugno, all’Università Liuc di Castellanza.
A sostenere il settore è l’export: +5% in valore e +2% in quantità nel primo trimestre 2017.
Nel solo mese di marzo la crescita è stata del +13% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
«Dopo un 2016 archiviato in chiaroscuro - ha detto Pilotti - apriamo il 2017 all’insegna della stabilità e di un cauto ottimismo».
Nell’export per il mercato della Ue a 28 si è registrato un +0,9% in quantità e +1,8% in valore, mentre fuori dai confini comunitari rispettivamente il +4,4% e +8,7%.
“Il 2016 ha registrato risultati poco premianti - ha ammesso Pilotti -. La domanda interna è rimasta al palo dopo otto anni di contrazioni».
Malgrado questo il settore è riuscito a limitare la flessione dei livelli produttivi (-1,9% in volume), a consolidare le vendite all’estero (8,9 miliardi, +2,6%) e l’attivo del saldo (+1,3%). Gli ordinativi nell’area Csi hanno registrato un incremento del 13% in volume, «recupero che segna una inversione di tendenza ma è ancora al di sotto di circa il 40% in quantità e 50% in valore rispetto al 2013».
L’export del settore nel 2016 ha sofferto in particolare sui mercati del Medio Oriente (-16,7% in volume) e negli Usa (-5,4%, dopo sei anni di consolidamento).
MADE IN
Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto è invece intervenuto sulla tracciabilità del prodotto, segno di qualità.
Una norma sul cosiddetto made in «a livello europeo è ferma - ha detto -, nel senso che c’è una perfetta divisione tra Paesi favorevoli e contrari, quindi noi stiamo lavorando a una soluzione domestica».
Si tratta di una soluzione «che richiederà una forte compattezza dei settori produttivi - ha aggiunto -, perché non necessariamente l’esigenza di chi fa un certo tipo di prodotto è uguale a quella di un altro. Naturalmente verificheremo poi le compatibilità con la normativa europea. Abbiamo comunque una soluzione pronta e stiamo studiando insieme ai settori produttivi se funziona oppure se debba essere ancora aggiustata».
Nel corso della relazione la presidente di Assocalzaturifici ha sottolineato che tra le priorità dell’associazione c’è proprio “la necessità di una norma che «tuteli l’eccellenza della manifattura italiana e il diritto dei consumatori europei alla conoscenza di ciò che acquistano, attraverso l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria». L’Italia «rappresenta più di un terzo della produzione europea di calzature in volume, oltre la metà in valore - ha concluso Pilotti -. Ma questa grande storia di successo del made in Italy alle condizioni di competitività attuali rischia contraccolpi seri».
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