IL CASO
Rispunta il tesoro del ciclismo
Estratte dal caveau le medaglie d’oro del Velo Club Bustese. «Esporle? Si rischia il furto»
Quasi cento medaglie d’oro, conquistate dagli anni Trenta ad oggi. Poi alcune targhe storiche, oppure la stella al merito attribuita dal Coni all’impegno ciclistico bustocco. Nulla di più. Il tutto conservato nella cassetta di sicurezza di una banca locale.
Il tesoro delle due ruote cittadine, di cui tanto si è parlato (e un po’ favoleggiato) nei giorni scorsi, torna alla luce per qualche istante, svelando la propria consistenza. Perché i vertici della Bustese Olonia, la società erede del glorioso Velo Club Bustese (per cui fu tesserato Fausto Coppi con altri campioni del secolo scorso), hanno mantenuto la promessa di censire quei cimeli tanto ambiti dal Museo del ciclismo.
Il presidente Alessandro Cardi, accompagnato dal segretario Giovanni Cazzaniga, invita anche la Prealpina al momento in cui gira la chiave dentro il caveau ed estrae il contenuto. «È giusto che qualcuno testimoni di cosa parliamo. Qui non c’è nulla da nascondere, ma solo da conservare con cura». E allora, quando dalla busta sigillata escono le medaglie (una manciata probabilmente vinte da Coppi, la maggioranza ottenute da altri corridori in gare locali, regionali e nazionali), il suo commento è chiaro: «Questo è il tesoro su cui si è fantasticato, certo un patrimonio storico di valore, ma niente divise o altro. Sono ricordi in metallo pregiato che sarebbe rischioso lasciare esposti senza protezione, con il rischio che qualcuno li porti via per fondere l’oro. A quel punto tutto ciò che è rimasto di tangibile di queste vittorie andrebbe in fumo». Questo per dire che «il desiderio del museo di avere quanto più materiale possibile è legittimo, da parte nostra abbiamo fornito le copie dei gagliardetti delle varie tappe fatte dalla Bustese nel suo percorso, ma in questo momento riteniamo la collocazione al Museo del Tessile troppo rischiosa. Ci vuole un attimo a far sparire un medagliere. Basti sapere che nella vecchia sede di via Ariosto, quando avvenne il trasloco, presero il volo vari cimeli». Il tutto senza dimenticare, aggiunge ancora Cardi, che «come presidente non mi prenderei mai la responsabilità di togliere alla società che rappresento la proprietà delle testimonianze relative al passato eccezionale su cui poggia».
Ciò non significa che il materiale resterà nascosto per sempre, «perché nel 2019 il ciclismo in città compirà cent’anni e vogliamo organizzare momenti di valorizzazione». Però, tornando al dibattito di questi giorni, il materiale estratto dal caveau pare davvero solo una parte di un patrimonio disperso in mille rivoli, mentre le attuali condizioni di sicurezza del Tessile non paiono offrire margini necessari per il prestito delle medaglie. La pensa così anche il sindaco Emanuele Antonelli. «L’importante - conclude Cardi - è che ora ci si aiuti tutti per il bene del ciclismo».
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