L’INCHIESTA
Rivolta: «Ora mi dimetto»
Otto ore di interrogatorio con il pm Furno, il sindaco in carcere da oltre due mesi sembra pronto a gettare la spugna
Otto ore di interrogatorio davanti al pubblico ministero Luigi Furno, concluso con una chiara manifestazione di intenti: «Domani mi dimetto».
Così se ne è andato dalla procura mercoledì sera il sindaco Danilo Rivolta, scortato dalla polizia penitenziaria che lo ha riportato in carcere a Busto Arsizio. Difeso dall’avvocato Jacopo Pensa, non è da escludere che il primo cittadino uscente decida di patteggiare. Il contenuto del confronto con gli inquirenti è blindatissimo e inespugnabile, ma certo è che in otto ore ne avrà raccontate di cose sull’urbanistica e l’edilizia di Lonate e dintorni, sui personaggi che hanno gravitato in quel settore, sui meccanismi degli appalti. Materiale che la procura dovrà approfondire e pare intenda farlo presto, se è vero che a breve verranno fissati nuovi interrogatori in carcere.
Emblematica, in tal senso, anche la decisione di mollare finalmente la poltrona più prestigiosa del Comune, d’altro canto sono più di due mesi che Rivolta è dietro le sbarre e ormai - stando almeno ai gossip del mondo politico - nemmeno più i suoi sostenitori più fervidi gli consigliavano di tenersi stretto il cadreghino.
Gli sviluppi comunque si potranno apprezzare solo con il trascorrere del tempo. Insieme a Rivolta nell’inchiesta sono finiti anche la compagna Orietta Liccati - assessore all’Urbanistica di Gallarate, autosospesa il giorno in cui ha ricevuto l’avviso di garanzia - il fratello Fulvio, quattro imprenditori lonatesi, il segretario comunale e il capo della polizia locale Costantino Gemelli. I reati contestati vanno dalla corruzione alla tentata concussione fino all’abuso d’ufficio.
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