Russia
Russia, al Valdai Club guerra di scenari: "Sull'orlo dell'abisso, anzi no"
Al via il Forum di dibattito internazionale, aspettando incontro con Putin
Sochi, 17 ott. (askanews) - Visioni e scenari in conflitto al Valdai Club, forum di dibattito internazionale che quest'anno riunisce a Sochi 136 esperti da 32 Paesi - askanews è tra i partecipanti - chiamati a discutere sul tema "Distruzione costruttiva: emergerà un nuovo ordine dagli attuali conflitti?"
Aperti i lavori con la regia del presidente del board della fondazione per lo sviluppo del Valdai Club, Andrey Bystritsky, il primo dibattito ha messo in luce opinioni a dir poco divergenti sugli assetti globali, come dal titolo della sessione inaugurale ("Visioni geopolitiche in conflitto") moderata dal peso massimo tra gli analisti russi, Fyodor Lukyanov.
Tra i russi prevalgono allarme e pessimismo: superata la soglia di pericolo, livello di conflittualità peggio che ai tempi della Guerra fredda. Dalla Cina - riassumendo l'intervento della presidente della Commissione Esteri dell'Assemblea Nazionale del Popolo cinese, Fu Ying, è arrivato un invito a "condividere" sul piano economico, a cominciare dal progetto della nuova Via della Seta 'One belt One road', ma anche ad astenersi da ingerenze negli affari interni degli altri Paesi.
Cauto ottimismo dalla Germania, con l'ex direttore di Zeit, l'influente analista Theo Sommer, sul palco a contrastare la visione di molti analisti russi: "Non siamo sull'orlo dell'abisso. E aspetterei prima di dare l'Ue per spacciata", consiglia. Possibilista, dagli USA, William Wohlforth del Dartmouth College, che dice: "Le cose non vanno poi così male. Anche un presidente distruttivo come Trump non riesce a distruggere gli assetti esistenti. Pensate alla sua promessa elettorale di disimpegno fuori dall'America".
Già ieri una lunga sessione con il ministro degli Esteri Sergey Lavrov è servita a passare in rassegna le principali crisi che punteggiano il pianeta, da quella nordcoreana all'Ucraina, la Siria, ma anche i rapporti tra Mosca e Washington.
Da parte russa si segnala una crescente insofferenza per l'imprevedibilità dell'amministrazione americana: "Concordiamo una cosa e il giorno dopo fanno tutto il contrario", riassume una fonte diplomatica, "così per la questione nordcoreana, per non parlare dell'Iran". Al Festival mondiale della Gioventù, sempre qui a Sochi, Lavrov ha sottolineato come la marcia indietro di Trump dall'intesa sul nucleare iraniano ponga "un problema in termini di capacità di mantenere un accordo" da parte americana.
Lontane le speranze - mai davvero condivise dai vertici russi - di un nuovo, migliore rapporto con gli USA con l'arrivo di Trump al potere. Il ritorno al "culto della sovranità" sottoscritto da Donald Trump, affermano gli autori del paper introduttivo al Forum, "complica molto le cose. La politica di Trump basata sull'anteporre gli interessi americani a qualsiasi altro fattore esacerberà l'eccezionalità americana, in modo ben diverso da quello invocato per esempio da Barack Obama".
Aperto sotto il segno delle divergenti visioni geopolitiche, il Valdai edizione 2017 propone di declinare il dibattito con panel sulle conseguenze del divario tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo, sui cambiamenti climatici, sul concetto di identità come motore del sovranismo e del populismo. Ci sarà una speciale sessione sull'America e si parlerà della Rivoluzione d'Ottobre, argomento di difficile gestione per il Cremlino dove sta terminando il suo terzo mandato Vladimir Putin, il presidente della "stabilità".
Dibattiti come sempre intercalati da incontri con ministri e alti dirigenti russi, come il primo vice premier della Federazione russa Igor Shuvalov, l'amministratore delegato di Sberbank German Gref, il presidente della Duma, la camera bassa del parlamento, Vjaceslav Volodin. Il tutto nell'attesa dell'incontro finale con Zar Vladimir, che giovedì terrà un discorso e risponderà alle domande dei partecipanti. Tra questi c'è chi scommette che Putin annuncerà al Valdai la sua candidatura alle presidenziali del 2018: il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha promesso "un intervento molto importante". Ma i più pensano che Putin aspetterà sino a dicembre e ufficializzerà la decisione di ripresentarsi durante il discorso alla nazione di fine anno.
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