Usa
Russiagate, la difesa di Kushner: "Nessuna collusione con Mosca"
Il genero e consigliere di Trump oggi davanti a commissione Senato
New York, 24 lug. (askanews) - Jared Kushner, genero e consigliere del presidente Donald Trump, ha affermato di non aver avuto altri contatti con individui che fossero o potessero essere rappresentanti del governo russo, oltre a quelli già divenuti di dominio pubblico, e di non aver mai colluso con un governo straniero. L'affermazione è contenuta nella dichiarazione iniziale che ha diffuso prima di pronunciarla nella sua audizione a porte chiuse davanti alla commissione Intelligence del Senato statunitense; nelle undici pagine consegnate alla stampa qualche ora prima (l'audizione è in programma alle 16, ora italiana), Kushner ha fornito il primo resoconto pubblico dei quattro incontri avuti con esponenti russi durante la campagna elettorale presidenziale dello scorso anno e durante il periodo di transizione tra l'amministrazione Obama e quella attuale.
"Non ho colluso e nemmeno so di qualcun altro che lo abbia fatto in campagna elettorale, con alcun governo straniero" ha scritto Kushner, coinvolto nelle indagini sui presunti legami tra lo staff elettorale del presidente Trump e il Cremlino.
Mercoledì, anche il figlio del presidente, Donald Trump Jr., e l'ex manager della campagna elettorale del miliardario, Paul Manafort, saranno ascoltati da una commissione del Senato, quella di Giustizia, in merito alle indagini sul cosiddetto 'Russiagate'.
"Non ho avuto alcun contatto improprio. Non ho fatto affidamento su fondi russi per finanziare le mie attività imprenditoriali e ho cercato di essere totalmente trasparente quando ho riempito il modulo SF-86 (per ottenere il via libera per un incarico che riguardi la sicurezza nazionale), andando oltre il richiesto".
Tra i quattro incontri, quello con l'avvocata russa Natalia Veselnitskaya è stato certamente il più controverso e discusso dall'opinione pubblica statunitese, ma secondo Kushner fu "una perdita di tempo". L'incontro avvenne nel giugno del 2016 alla Trump Tower e fu organizzato perché il figlio del presidente statunitense, Donald Trump Jr., si aspettava notizie compromettenti sulla candidata democratica, Hillary Clinton.
Kushner ha raccontato che "per trovare un modo cortese per andarmene e tornare al lavoro, ho mandato un'e-mail a un mio assistente dopo circa dieci minuti e gli ho scritto se poteva chiamarmi sul cellulare, perché avevo bisogno di una scusa per andarmene".
Trump Jr. decise di incontrare l'avvocata perché gli erano state promesse delle notizie su Clinton in uno scambio di e-mail con un intermediario, ma il discorso, durante l'incontro, si spostò presto sul tema delle adozioni di bambini russi, bloccate dal presidente Vladimir Putin in risposta al Magnitsky Act, una legge statunitense firmata da Barack Obama per punire alcuni funzionari russi, presunti responsabili della morte in carcere dell'avvocato Sergei Magnitsky. Kushner, però, ha scritto di non aver letto quelle e-mail prima di presentarsi all'incontro e, inoltre, di essere arrivato tardi, quando si discuteva già di adozioni.
Poi, Kushner incontrò l'allora ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergey Kislyak, in due occasioni, una delle quali prima che Trump diventasse ufficialmente il candidato repubblicano alla Casa Bianca; poi, ebbe un incontro con il capo di una banca russa di proprietà statale.
Nell'aprile 2016, Kushner incontrò Kislyak e tre altri ambasciatori a un evento al Mayflower Hotel di Washington. Un portavoce del genero di Trump aveva in passato negato che i due si fossero incontrati privatamente a quell'evento e un portavoce della Casa Bianca ha detto questa mattina che il comunicato di Kushner non contraddice quella affermazione, visto che non si sarebbero parlati faccia a faccia.
"Gli ambasciatori erano interessati a creare rapporti positivi, in caso di una nostra vittoria alle elezioni" ha scritto Kushner.
"Ogni scambio è durato meno di un minuto; alcuni di loro mi hanno dato i biglietti da visita e mi hanno invitato a pranzo alle loro ambasciate, ma non c'è mai stato un seguito a quegli inviti".
Kushner ha poi scritto di non ricordarsi di aver avuto due colloqui telefonici con Kislyak tra aprile e novembre 2016, come affermato dalla stampa statunitense, e di essere "molto scettico" sulla possibilità che siano davvero avvenuti. "Il 9 novembre, il giorno dopo le elezioni, non ricordavo nemmeno il nome dell'ambasciatore russo" ha scritto Kushner, che voleva contattarlo per verificare l'autenticità del messaggio di congratulazioni del presidente Vladimir Putin.
Poi, il primo dicembre, Kushner incontrò Kislyak insieme al generale Michael Flynn, che sarebbe poi divenuto consigliere per la Sicurezza nazionale, salvo poi dimettersi dopo pochi giorni proprio per i suoi contatti con l'ambasciatore russo. Un assistente di Kushner parlò poi con Kislyak il 12 dicembre e, su insistenza dell'ambasciatore, il genero di Trump incontrò Sergei Gorkov, banchiere e avvocato russo, il giorno dopo; la loro conversazione, ha scritto Kushner, fu incentrata sui rapporti tra Stati Uniti e Russia e non comprese né le sanzioni, né i suoi affari imprenditoriali.
© Riproduzione Riservata