SERIE D
Russo: «Varese piazza importante»
Si presenta il nuovo socio italo-elvetico della società biancorossa: «Opportunità da cogliere»
È uno dei volti nuovi del Varese Calcio. Uno dei volti più giovani e per questo capace di destare curiosità tra i tifosi biancorossi che della società di piazzale De Gasperi vogliono conoscere a fondo ogni protagonista. Edoardo Russo, 26 anni, cresciuto a Lugano (dove continua a vivere), è assieme allo statunitense Matt Reeser uno dei due nuovi soci del club timonato da Aldo Taddeo e Paolo Basile.
Laureato in Economia e Management, master in Sport Business conseguito a Treviso, si è da subito indirizzato sul mondo del calcio. Prima nel marketing, con la GSport, occupandosi del Brescia, poi ottenendo il patentino da agente e procuratore. Ha seguito per un paio di anni una serie di giovani calciatori tra Italia e Svizzera, ma... «La mia volontà era quella di sviluppare progetti più importanti per legare l’attività di famiglia (da sempre impegnata, sotto la guida di papà Antonio, nel campo della finanza, ndr) all’ambito calcistico. Ho portato avanti alcuni progetti, ma tra questi c’è sempre stata l’idea di investire direttamente in una squadra».
Così è nato il contatto con Paolo Basile, vecchio conoscente dei Russo: l’azionista di maggioranza e vicepresidente del Varese era alla ricerca di partner e la famiglia originaria della provincia di Avellino ha colto al volo l’opportunità. «Mi hanno convinto la serietà del progetto e le persone - afferma Russo - Basile ci ha presentato Aldo Taddeo nei nostri uffici di Lugano e c’è stata subito un’intesa, basata su idee condivise. Capito che andavamo tutti nella stessa direzione, ci siamo resi conto che l’opportunità era interessante e da cogliere: perché Varese è una piazza importante, di cui avevo logicamente sentito parlare».
E l’impatto diretto qual è stato? «Diciamo che è andato ben oltre le mie aspettative, perché il calcio a Varese, anche dai media, è seguito con grande attenzione».
Dunque, merita di tornare tra i professionisti: da subito? «Riferendoci all’eventualità di un ripescaggio in Serie C, vanno valutati i pro e i contro: entrare direttamente nel calcio professionistico porterebbe una serie di vantaggi, ma siamo consapevoli che occorrono basi importanti. E va evitato di fare il passo più lungo della gamba. Tutto sta nel riuscire a bilanciare i pro e i contro, capire qual è la giusta conclusione dell’analisi. Ma purtroppo i tempi sono molto stretti: non è una questione di soldi, ma di strutturazione del club. Buttarsi in una tale avventura decidendo in tre, quattro giorni può rivelarsi un azzardo: il rischio è molto elevato».
Dalle scrivanie al campo. Il gruppo è stato rifondato: l’aria nuova fa bene, anche per gettarsi alle spalle tutte le difficoltà degli scorsi mesi, ma assemblare una squadra quasi da zero necessita di parecchio tempo... «È vero, non è facile ricostruire, ma stando in ritiro a Chatillon ho ricavato sensazioni positive. Anzi, sono rimasto colpito dalla serietà di un gruppo che ha voglia di lavorare. Iacolino? È una garanzia per la categoria, non lo scopro io. E condivide le nostre idee. Io, comunque, rimarrò vicino alla squadra collaborando con il d.g. Foresti e con il d.s. Merlin».
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