LA CONSULTAZIONE
Salario minimo: la Svizzera dice sì
Referendum: stipendi da 2.800 euro. Palla al governo federale
Brillano gli occhi ai frontalieri che domenica sera hanno assistito alla vittoria in Canton Ticino del “Sì” nel referendum Salviamo il lavoro in Ticino sull’introduzione nella Costituzione cantonale del salario minimo garantito. Seppure vi sarà una differenziazione fra settore e settore, le prime cifre emerse parlerebbero di uno stipendio fra i 3.000 e i 3.500 franchi (2.800-3.300 euro circa). Eppure, come spesso accade nei settori della politica e dell’economia, non è tutto oro quello che luccica.
Di certo il 54,7% dei ticinesi ha votato per l’introduzione di questa formula di salario per quei lavori non coperti da contratti collettivi e ora il governo dovrà rispondere alla volontà popolare. Già: ma come? E soprattutto: sarà un vantaggio o uno svantaggio per i frontalieri? Fermerà o meno il flusso di lavoratori italiani verso il Canton Ticino? Il comitato del Sì, infatti, ha vinto sostenendo che la misura vuole rendere meno interessante per i datori di lavoro l’assunzione di manodopera frontaliera, meno costosa rispetto a quella locale, e porre così indirettamente un freno all’incremento dei lavoratori italiani. Tanto che i Sì hanno dominato su tutta la fascia di confine.
In alcuni casi, infatti, gli imprenditori speculano sul fatto che varesini e comaschi si accontentino di retribuzioni inferiori, ma pur sempre nettamente superiori a quelle della Penisola. E, di conseguenza, anche gli stipendi degli elvetici sono trascinati verso il basso, col risultato che il dumping salariale provoca una retribuzione media mensile che in Ticino è di 1.000 franchi in meno rispetto al resto della Svizzera.
Un referendum analogo è già stato votato in passato nel Giura e a Neuchâtel, ma la questione è stata bloccata da ricorsi e problemi di applicazione. Gli stessi avanzati dal governo ticinese: «L’attuazione dei nuovi dettami costituzionali - dice Bellinzona in una nota - non sarà semplice. Difficilmente potranno infatti essere fissati salari minimi differenziati per settore e l’ipotesi di un salario minimo unico contrasta con quanto espresso dalla nuova norma costituzionale». Dubbi arrivano anche dagli imprenditori che sottolineano come ne beneficerà il 20% di frontalieri e soltanto il 4% di residenti.
Ma nei forum su Internet anche i frontalieri non hanno espresso euforia. Come ben si sa anche in Italia, il voto popolare nei referendum è una cosa, l’applicazione alla realtà è tutt’altra.
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