FRONTALIERI
Salario minimo, sarà battaglia
Dopo lo tsunami elettorale in Canton Ticino, le associazioni dei datori di lavoro avrebbero già pronto un ricordo al tribunale federale
Per l’introduzione del salario minimo in Canton Ticino, sarà battaglia legale. Come minimo. E’ ciò che si preannuncia il giorno dopo lo tsunami elettorale con cui il popolo ticinese ha votato a maggioranza l’introduzione nella Costituzione cantonale di una soglia per lo stipendio sotto la quale non si può andare. I bene informati giurano che le associazioni datoriali hanno già pronto un ricorso e si sarebbe alla vigilia della sua presentazione. D’altronde basterebbe compiere un copia-incolla con quanto accaduto qualche centinaia di chilometri più a nord: nel canton Neuchâtel, dove il provvedimento avrebbe dovuto entrare in vigore l'1 gennaio, le associazioni padronali hanno fatto ricorso contro la legge varata dal Parlamento, sostenendo che il diritto del lavoro non è di pertinenza cantonale, ma competerebbe alle autorità federali. Inoltre le remunerazioni minime decise dal Cantone sconvolgerebbero le tariffe fissate dalle convenzioni collettive nazionali in vigore. Il Tribunale federale non è entrato nel merito degli argomenti presentati dagli oppositori, ma ha sospeso l’entrata in vigore della nuova legge in attesa di esaminare nel dettaglio gli argomenti del ricorso.
Il Canton Giura, l’altro territorio dove è stato approvato un referendum analogo a quello ticinese, ha dato forma di legge al postulato costituzionale approvato dal popolo nel 2013 con un progetto di legge su cui il parlamento verrà chiamato a pronunciarsi ancora quest’anno. L’esecutivo ha proposto un salario orario minimo di 19.25 franchi (circa 18,35 euro), che corrisponde a circa 3.500 franchi (3.350 euro) al mese. Per cercare di evitare di contraddire il diritto federale, lì il minimo salariale ha un carattere “sociale” e si ispira ai parametri del minimo vitale. Dalla misura è stato escluso il settore agricolo, i dipendenti pubblici e i settori in cui è in vigore un contratto collettivo di lavoro che preveda già delle remunerazioni minime. Come si comporterà il Ticino? Di certo vi è da aspettarsi che, qualsiasi misura verrà presa, non sarà propriamente a favore dei frontalieri visto che gli italiani in Svizzera non votano e, anzi, il partito di maggioranza relativa nel Cantone di lingua italiana è la Lega dei Ticinesi, che hanno spopolato grazie soprattutto alle loro campagne contro l’invasione lavorativa tricolore. Il primo passo sarà quello di aprire una consultazione a cui saranno chiamati ad esprimersi le parti sociali. Il popolo si è espresso, ora la palla passa alle istituzioni.
I dubbi sono già emersi in una nota pubblicata dal governo immediatamente successiva all’esito del voto: «L’attuazione dei nuovi dettami costituzionali – scrivono da Bellinzona - non sarà semplice. Difficilmente potranno infatti essere fissati salari minimi differenziati per settore e l’ipotesi di un salario minimo unico contrasta con quanto espresso dalla nuova norma costituzionale».
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