IL PROCLAMA
Salvini: "Licenzierei metà dei prefetti"
Profughi: il leader del Carroccio tuona. E miete applausi alla festa della Lega
Matteo Salvini arriva a sera fatta sotto quel tendone, nella zona industriale di Casàn Magnagh, dove Umberto Bossi era capace di richiamare migliaia di fedelissimi negli anni ruggenti della Lega Nord. Ma quel tendone nell’estate del 2013, quella degli scandali e delle ramazze, sembrava ancora più grande, quando ad ascoltare il Senatur c’erano non più di 200 persone.
«Per adesso siamo un po’ giù, ma risorgeremo, quando meno se lo aspetteranno, noi ritorneremo: c’è il progetto», diceva Bossi. E quando parlava del “progetto” di certo non pensava alla Lega di terza generazione che ha abbandonato i temi della secessione e ha varcato il Po alla ricerca di consensi anche nel profondo Sud, ma l’entusiasmo che si respirava giovedì 10 luglio nella sua Cassano era quello dei vecchi tempi. C’erano più di millecinquecento persone ad accogliere il nuovo leader della Lega. Prima di salire sul palco, per il segretario il rigoroso giro in cucina a salutare i volontari, i selfie insieme ai sostenitori, un goccio di birra per rinfrescarsi la gola e le interviste di rito.
Salvini, da anni non si vedeva così tanta gente a Cassano. La Lega è tornata?
«Arrivo da Vizzolo Predabissi, in provincia di Milano, e anche lì c’era tanta gente. Sono contento, è un buon segno e una responsabilità doppia. Ora però dobbiamo vincere, per cambiare davvero le cose».
Ma si vince da soli o in coalizione con Forza Italia?
«Se dovessi decidere sulla base di come si sono comportati negli ultimi tre giorni a Strasburgo la risposta sarebbe scontata. Hanno votato l’invotabile, hanno difeso l’indifendibile: la Merkel, la Troika, l’austerità».
L’anno prossimo, in provincia di Varese, si vota nelle tre città più importanti: Busto, Gallarate e nel capoluogo. Quale indicazione sta dando ai suoi? La Lega va da sola o in alleanza con il centrodestra?
«L’indicazione è di scegliersi un candidato, di stendere un programma e di preparare la squadra. Se poi si va da soli, come a Saronno, noi siamo pronti per vincere da soli. Si corre insieme solo se ci sono le condizioni».
A Saronno, un mese fa, è stato un trionfo. Ma a Somma Lombardo avete amaramente perso. Dal palco del comizio di fronte al Castello aveva promesso come punizione ai militanti sommesi tre pullman pieni di rom in caso di sconfitta.
(Ride, ndr). «Sì me lo ricordo bene. Dò incarico al segretario provinciale Matteo Bianchi, qui al mio fianco, di onorare la promessa».
Qui sul territorio tiene banco negli ultimi giorni l’espulsione dal partito del bustocco Marco Reguzzoni. Lei che ne pensa?
«Non ho niente da commentare. Zero. Sono questioni locali».
Sì ma sono questioni locali che finiranno sul tavolo di via Bellerio.
«Abbiamo un comitato di disciplina e garanzia che esaminerà la questione».
Qual è la ricetta della Lega per superare la crisi greca?
«È semplicissima: smontare tutta l’Europa e ricostruirla daccapo, con regole diverse e una moneta diversa. Purtroppo temo che un accordo, alla fine, lo troveranno. Speravo che Tsipras potesse andare fino in fondo nella sua battaglia, e invece sono certo che troveranno il modo di comprarsi la Grecia, con il risultato che tra tre mesi saremo punto e a capo».
Immigrazione, cosa pensa degli ultimi provvedimenti del governo?
«Siamo alla follia, io licenzierei la metà dei prefetti italiani. L’ultima arriva da Bergamo, dove stanno cercando le case sfitte da dare ai clandestini. Ma ci rendiamo conto? I prefetti ridotti a fare gli affittacamere per i clandestini. E una vergogna, ma purtroppo non viviamo più in un Paese normale. Viviamo in un Paese in cui il nemico è Putin e non i tagliagola islamici, in cui anziché indagare sulla mafia si perde tempo per Ruby e le Olgettine. Siamo in una guerra che non si combatte più con le armi ma a colpi di spread. E intanto dilagano le cooperative che pagano 4 euro all’ora e la sinistra non fa nulla. Questo non è lavoro, è schiavismo».
© Riproduzione Riservata