L’INDAGINE
«Sapevano quel che facevano»
Taroni e Cazzaniga capaci: la relazione in aula. Lui: «Ero il miglior medico del pronto soccorso»
Dalla perizia sull’infermiera Laura Taroni e il medico Leonardo Cazzaniga «non sono emersi elementi di sudditanza di uno rispetto all’altra» ed è emersa «una volontà indipendente» da parte dei due coinvolti nella vicenda delle morti in corsia nell’ospedale di Saronno (addebitate a Cazzaniga mentre alla Taroni in concorso con l’amante sono addebitati omicidi commessi in ambito familiare).
A spiegarlo, al termine dell’udienza in cui si è discussa la perizia che ha stabilito come la coppia fosse in grado di intendere e di volere al momento del fatto, l’avvocato Luisa Scarrone la quale difende la famiglia del marito della Taroni che l’infermiera è accusata di aver ucciso in concorso con l’amante medico.
L’avvocato ha spiegato che, a carico dei due, sono stati rilevati dei «disturbi della personalità» ma «che non sconfinano nella patologia».
Per il difensore di Cazzaniga, Ennio Buffoli, con la perizia «è venuto meno quel contesto delirante» in cui il medico sembrava aver agito stando alle indagini.
Questo potrebbe rivelarsi un fattore positivo in quanto «è dimostrato che non ha agito indiscriminatamente», bensì su pazienti terminali ai quali, come sempre sostenuto dal medico, intendeva alleviare le sofferenze, «non certo ucciderli».
«A torto o a ragione - questo un passaggio del colloquio di Cazzaniga con gli psichiatri - ero considerato la persona più importante e carismatica del pronto soccorso. Io mi ritengo, se non il migliore, uno dei migliori medici. Sì, il migliore per la vastità della mie competenze».
La perizia disposta dal gip l’ha ritenuto capace d’intendere e di volere anche se «affetto da disturbo narcisistico della personalità».
Articolo sulla Prealpina di giovedì 11 gennaio.
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