BATTAGLIA LEGALE
La parrocchia fa causa al Comune
Ricorso al Tar sui contributi concessi per il Santuario: «Conti sbagliati». La replica: «No, sono giusti»
La parrocchia della Beata Vergine dei Miracoli ha presentato un ricorso al Tar di Milano su alcuni contributi economici che deve ricevere dall’ente locale.
In particolare, nell’atto formale, è chiesto l’annullamento parziale della delibera della giunta comunale numero 188 del 14 novembre scorso inerente il concorso nelle spese per gli edifici di culto da devolversi all’Associazione Testimoni di Geova e alla Comunità pastorale “Crocefisso risorto” per la parrocchia.
Dopo che è stato formalmente notificato il ricorso, in questi giorni la giunta ha deciso di costituirsi in giudizio per fare valere le proprie ragioni.
«Si è rilevata la necessità della costituzione in giudizio da parte del Comune - viene reso noto dalla giunta - in quanto il ricorso notificato appare privo di fondamento giuridico; abbiamo quindi ritenuto di conferire il relativo incarico legale all’avvocatura comunale, per la rappresentanza e la difesa del Comune di Saronno in giudizio».
Da parte della parrocchia si fa in sostanza sapere che si tratta di un atto tecnico, resosi necessario in quanto altrimenti sarebbe stato di fatto dato un via libera ai contribuiti erogati dalla municipalità, calcolati sulla base dell’8% delle somme riscosse per quanto concerne l’urbanizzazione secondaria. Calcoli che invece, secondo quanto richiesto nel documento depositato al Tar, sarebbero errati e quindi da rivedere.
Di diverso parere sono i tecnici e i funzionari del Comune, i quali hanno ribadito la correttezza dei conteggi effettuati che, per l’anno 2015, hanno stabilito un contributo di 1.889 euro per l’Associazione Testimoni di Geova e di 31.000 euro per la comunità pastorale “Crocifisso Risorto” per la parrocchia della Beata Vergine dei Miracoli.
Salvo imprevisti, o chiarimenti in corso d’opera, a decidere chi abbia ragione sull’interpretazione delle normative vigenti e sui conteggi effettuati sarà quindi il Tribunale amministrativo regionale.
Si profila insomma un confronto alla don Camillo e Peppone in salsa padana.
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