LA SCONFITTA
Sbranati dalla Leonessa
La solita Varese cede allo sprint con la matricola bresciana: 68-74
Sbranata quando pensava d’avercela fatta: Varese fa la gazzella dimenticandosi , quando conta, di alzarsi e correre e finisce così sbranata dalla matricola Brescia che onora nel migliore dei modi la propria essenza di Leonessa.
Nell’ennesima partita storta stagionale, l'Openjobmetis dà conferma della propria pochezza balistica, imputabile a scarsa serenità ma anche a un responsabile certo, Eric Maynor, di un complice che a tratti aveva illuso i quattromila e passa di Masnago, Melvin Johnson e di un paio di correi che, per strafare, affossano le già scarse speranze di risultato di Varese: Eyenga e Cavaliero.
Priva di Campani, acciaccato, la squadra di coach Paolo Moretti parte con la voglia di lasciarsi la crisi alle spalle: 24-12 è il parziale del primo quarto, al quale però Brescia risponde da par suo, dimostrando che l’acuto di Brindisi non è stato episodico: Landry, Moss, Burns, Moore innescati da Luca Vitali maramaldeggiano nel secondo quarto (18-30), trasformando in punti le amnesie offensive e la svagatezza difensiva di Varese (alla fine 13/32 dal campo, 7/26 da tre e 21/28 dalla lunetta).
Brescia è più precisa da 2 (20/40) e aggiusta la mira da tre (9/31) nella seconda parte del match, che è la più equilibrata.
Se infatti al riposo si va sul 42 pari, grazie all’unico canestro da tre, su sei tentativi, di Cavaliero, nel terzo quarto Brescia parte decisa e Varese insegue, acciuffando il sorpasso (63-59) ma facendosi riprendere dopo un minuto di minibasket degli orrori da ambo le parti. Nel quarto periodo, che vale lo sprint decisivo, Brescia affonda i denti nei mali conclamati di questa Openjobmetis, prevedibile e pure imprecisa in regia e sbracata nel tiro.
I due minuti finali sono l’ennesimo calvario dei fedelissimi biancorossi, la cui speranza di rivedere la luce in fondo al tunnel è andata premiata ma al contrario: a brillare nel buio di sabato 19 novembre, al Pala2A sono stati sì due lampi accecanti. Quelli degli occhi della Leonessa.
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