LA MOSTRA FOTOGRAFICA
Scatti d’un “disognatore”
Umberto Pozzi a Villa Baragiola con “Trame e altre illusioni”. Vernissage sabato 10 settembre
Il luogo delle emozioni è un posto in cui non solo si può ma si deve toccare: il Museo Tattile Varese, uno dei tre d’Europa, pensato per chi non gode del dono apparente della vista oculare ma sa vedere con quel che - per il Piccolo Principe e non solo - è essenziale.
Il luogo delle emozioni dunque non può che ospitare il cuore e il tempo del cuore. Non è un caso che le fotografie siano figlie d’uno scatto. Dell’istante fissato in un’immagine che va oltre lo sguardo e si perde nell’infinito della lente.
Una fotografia racconta molto più di quel che l’idea scopre e l’occhio cattura. Ecco perché la contraddizione d’una mostra fotografica nel Museo per elezione dedicato a chi non vede, è solo apparente.
Una foglia accartocciata, un lago che sfuma in un cielo virato a bianco e nero, il contrasto della memoria sulla lapide consumata dal tempo: questo e tanto altro è il senso di “Trame e altre illusioni”, la personale di Umberto Pozzi, architetto, fotografo, disognatore (la o al posto delle e non è un refuso), persino cantante.
Pozzi espone i suoi scatti come si stendono al sole i battiti di cuore.
Lo fa da sabato 10 (vernissage alle ore 17) a mercoledì 28 settembre nella masnaghese Villa Baragiola, in via Caracciolo 46, nello Spazio delle Temporanee, laddove la mostra sarà visitabile da martedì a venerdì (15.30/17.30) oltreché il sabato e la domenica (10.30/12.30 e 15.30/18.30).
L’amore per certe ombre del passato che racchiudono gemme luccicanti di vita, è l’amore di Pozzi per ciò che circonda il diaframma del suo essere uomo, artista.
Scrive lo stesso Pozzi per mettere a fuoco il senso di questa mostra: «Mi piace stare tra le foglie, osservare il muschio che copre la pietra, l’acqua che trasfigura, la nebbia che nasconde e inganna e tutto ciò che continuamente, lentamente si trasforma».
Come l’immagine di uno scatto che diventa esperienza condivisa prima, emozione al singolare poi.
Come il buio di chi si fa toccare il cuore dal racconto di un istante. E diventa, al di là dell’apparente fissità delle cose, un libro aperto di luci, inenarrabili, eterne per quanto possa essere eterno l’uomo che s’affida all’amore.
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