PROSTITUZIONE
Schiave del sesso, condannato “Heidi”
Otto anni di reclusione al mercante nigeriano di donne
Tratta di prostitute nigeriane, la corte d’assise presieduta dal giudice Renata Peragallo si è chiusa con la condanna di “Heidi” - soprannome di Paulasch Idemudia - a otto anni di reclusione. Difeso dall’avvocato Emanuela Re l’uomo è però irreperibile.
Almeno una settantina le ragazze finite nelle mani di un’organizzazione criminale sgominata dalla squadra Mobile di Trieste e la maggior parte di costoro sbarcava a Malpensa. In carcere una decina di nigeriani, tutti uomini, già condannati con altro rito e accusati di tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e falsificazione di documenti.
Le modalità usate dal gruppo erano particolarmente dure e crudeli. Le donne, come hanno appurato gli inquirenti (l’accusa è stata rappresentata dal pubblico ministero Francesca Gentilini), venivano comprate nel loro paese d’origine con la complicità di santoni che praticavano riti voodoo.
Una volta portate in Europa grazie a documenti falsi le giovani erano vendute a gruppi criminali a 50 mila euro ciascuna, e avviate inevitabilmente al meretricio. I guadagni della loro attività in strada servivano poi per estinguere il debito contratto con i loro padroni.
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