DANDY BOSINO
Sean Connery, tattoo e Diana Krall
«Piacere Connery, sir Thomas Sean Connery. Sì sono quello del primo 007 e di tanto altro. Stavate parlando di tatuaggi? Io ne ho un paio, quello sul braccio è dedicato alla mia Scozia: Scotland forever».
Resto sorpreso, spiazzato. Si sta parlando di tatuaggi e un amico mi fa notare che il parametro di giudizio non può essere Fedez, che tra l’altro è giovane e star per cui non fa testo. E nemmeno Matt Gone, l’uomo più tatuato al mondo: gli restano liberi solo due o tre centimetri di pelle (mi domando se la mamma e la fidanzata o la moglie lo riconoscano ancora). C’è una schiera di vip e nobili, over 50 e più, che con moderazione ha scelto di “stampare”, con segno indelebile, sul proprio corpo, un nome, una data, uno slogan, una citazione, un simbolo, un animale o un piccola rappresentazione artistica. Un altro amico, esperto di stile, mi dà la spallata decisiva: «Guarda che anche l’Avvocato Agnelli aveva un tatuaggio». Un dragone fiammeggiante.
Va bene, faccio uno, due, tre passi indietro: ero quasi pronto a dire che la body art è un capriccio, perlopiù delle nuove generazioni, quando la mia granitica convinzione si è sbriciolata dinanzi all’evidenza, è franata sotto la spinta interna della montagna di personaggi tatuati (nei limiti di uno o due tattoo) ai quali vengono riconosciuti stile, successo, eleganza, saggezza. Alzo le mani, mi arrendo. Questo non significa che i segni dipinti o incisi sul corpo debbano entrare di diritto, senza gavetta, nei canoni del gusto; significa che è sbagliato relegarli a priori tra le burinate. Possono piacere o non piacere, al di là della quantità e della qualità, ma fanno parte del nostro costume.
Un tempo si diceva che i tatuati erano marinai o galeotti. Acqua passata. In una rubrica – questa – che ha la presunzione di interrogare (senza giudicare) la rotta dello stile e del look al maschile, l’argomento tatuaggi prima o poi doveva diventare uno scalo obbligatorio. Riallacciatevi le cinture, pronti a un nuovo decollo. E andiamo in orbita con due fuoriclasse del pallone, due tra gli uomini più belli del mondo, che interpretano, rispettivamente, il con e il senza tatuaggi. David Beckham (ora forse ex calciatore) ne ha 47, tutti legati ad aspetti della sua vita (figli, consorte, sport). È anche un campione di eleganza, passa dal casual allo chic in modo perfetto. E poi Cristiano Ronaldo, CR7, che con i tatuaggi non ha nulla da spartire. Ragazze e donne chi vi piace di più? Il tattoo , nel senso di averlo e non averlo, fa la differenza?
La vera differenza, i tatuaggi, l’hanno fatta da qualche anno penetrando nella moda, in senso lato, senza destare più sguardi perplessi o sdegnati. Salvo il caso di chi, abusandone, come Matt 98% di pelle dipinta, ha abolito il senso della misura. Questione di colpo d’occhio, Già dalla prima impressione, al primo sguardo. At first sight. Come il titolo di un album di Diana Krall, straordinaria musicista canadese (voce e pianoforte, jazz melodico), e non bastasse anche una delle over 50 più belle al mondo. È venuta in Italia un anno fa, sono andato ad un suo concerto. Un piacere immenso ascoltarla. Tornerà a Milano ad ottobre. Correte a casa, staccate cellulare e telefono fisso, gustatevi Love is where you are. (P.S. Non so se Diana abbia tatuaggi)
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