Caso Azzollini
Senato salva Azzollini, Pd spaccato sulla libertà di coscienza
Renzi non interviene(e nemmeno Orfini).Minoranza vuole chiarimento
Roma, 29 lug. (askanews) - Il Senato ha 'salvato" il senatore di
Ncd, Antonio Azzollini dagli arresti domiciliari. Una votazione
in cui è stata determinante la decisione del gruppo del Pd al
Senato di lasciare libertà di coscienza. E' stato il capogruppo
Luigi Zanda ieri sera ad inviare una lettera ai senatori dem
invitandoli a votare "seguendo il proprio convincimento". E del
resto i numeri sono eloquenti: 189 voti contro l'arresto e 96 a
favore. Insomma senza il Pd Azzollini non ce l'avrebbe fatta e
anche se il voto è stato segreto ed è subito partito il rimpallo
di accuse tra i gruppi, diversi senatori dem già nelle settimane
scorse, durante l'istruttoria della Giunta per le autorizzazioni
esprimevano tutte le loro perplessità sulla esistenza di prove
che richiedessero i domiciliari. "Vorrei che tutti quelli che
dichiarano certezze assolute su Azzollini, leggessero la
richiesta della Procura di Trani", ha detto ad esempio il
renziano Andrea Marcucci. Altri poi non nascondevano stima e
affetto per il senatore di Ncd che ha ricoperto la carica di
presidente della commissione Bilancio per tanti anni con diversi
governi e con il quale hanno quindi collaborato a lungo.
A manifestare plasticamente la divisione in due del Pd su un caso di coscienza come la richiesta di arresto nei confronti di un senatore ci sono i due vicesegretari: da un lato infatti Debora Serracchiani che non ha condiviso la linea dei senatori del suo partito: "Oggi al Senato avrei votato secondo le indicazioni della Giunta per Immunità, senza impedire l'arresto di Azzollini", ha detto aggiungendo che "ci dovremmo anche un pò scusare, perchè credo che non abbiamo fatto una gran bella figura. La politica ha il dovere di mantenere la massima trasparenza nei confronti dei cittadini e della giustizia. Temo che si sia persa un'occasione per dare un buon segnale di cambiamento". Dall'altro Lorenzo Guerini secondo il quale "se anche alcuni senatori del Pd hanno scelto di votare contro l'arresto evidentemente è perchè non hanno rilevato dalle carte ragioni sufficienti per dare l'assenso. Ribadisco che trattandosi di scelte che riguardano le persone vanno soprattutto analizzate le carte".
Di sicuro il caso Azzollini ha riaperto un fronte polemico con la minoranza che ora chiede un chiarimento su tutta la linea del governo. A parlare oggi sono stati diversi esponenti dall'ala dura di Alfredo D'Attorre e Davide Zoggia, mentre Pierluigi Bersani pure interpellato ha preferito non esprimersi. Anche Gianni Cuperlo, meno critico ora verso la maggioranza, ha sostenuto che con questo voto "il Pd si è fatto male" e ha chiesto un chiarimento sulla linea politica. Soprattutto la minoranza ha chiesto a Renzi quale fosse il suo pensiero ma il presidente del Consiglio non si è espresso. A differenza della richiesta di arresto del deputato dem Francantonio Genovese su cui chiese addirittura il voto palese per evitare equivoci sul sì, stavolta il premier-segretario ha preferito non intervenire e lasciare che le diverse sensibilità del suo partito si manifestassero liberamente. Non si è espresso nemmeno il presidente del Pd Matteo Orfini, commissario a Roma e levatore della nuova Giunta Marino. Ma, nel caso di specie, passato alle cronache per il rapidissimo Tweet con cui si espresse poco dopo la richiesta di arresto di Azzollini inviata al Senato dai magistrati di Trani: "Il Pd dirà sì" in nome di un nuovo corso, aveva assicurato.
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