IL CASO
Sfrattati, dormono sull'auto
I figli stanno da un cugino, lui e la moglie nell'abitacolo della loro vettura aspettando l'assegnazione di un appartamento
«Da quattro notti dormo in macchina con mia moglie. Meno male che non è inverno, altrimenti saremmo morti di freddo». È arrabbiato, oltre che abbattuto moralmente, Xavi Illy, il trentaquattrenne albanese la cui famiglia è finita sulla strada dopo uno sfratto esecutivo, uno dei tanti che scandiscono questo periodo di crisi.
Un caso non ancora risolto quello approdato ai Servizi sociali la scorsa settimana: con gli operatori socio-assistenziali si è infatti originato un braccio di ferro perché l’uomo rifiuta un prestito di 3mila euro del progetto micro-credito. «Mi vengano a spiegare con che coraggio dovrei presentarmi alle agenzie immobiliari dicendo che posso pagare la caparra di una casa ma sono senza lavoro», esclama Xavi, che tiene poi a smentire quelle che definisce falsità: «Non è vero che mi sono barricato con i miei familiari nell’ufficio di un’assistente sociale e non è vero che avevo firmato per il microcredito e poi ho rinunciato».
Al momento i figli piccoli, di tre e due anni, vengono ospitati da un cugino a Castellanza: «Provino a portarmeli via segnalandoli al Tribunale dei Minori - esclama l’albanese – Io e mia moglie non rinunceremo a loro». In definitiva i coniugi chiedono l’assegnazione di una casa comunale o popolare: «Siamo in lista al settantesimo posto eppure nessuno dei due lavora», affermano. A prendere le loro difese, facendone un esempio emblematico di casi sociali sempre più diffusi, sono i consiglieri di Impegno per la Città Mino Caputo e del Pd Gianni Bettoni.
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