L’INDAGINE
«Sì, ho ammazzato Nadia»
Confessa il cognato della maestrina di Stabio, uccisa e gettata nei boschi tra Cantello e Rodero
A un mese dal delitto, Michele Egli, 42 annio, tecnico informatico in carcere dallo scorso ottobre, ha confessato davanti al magistrato svizzero di avere ucciso la cognata Nadia Arcudi, maestra elementare di 35 anni, il cui cadavere fu ritrovato il 16 ottobre scorso nei boschi tra Rodero e Gaggiolo.
Ministero pubblico ticinese e la polizia cantonale confermano la notizia con una nota congiunta: «Durante il suo interrogatorio dinnanzi al procuratore pubblico, l’imputato ha ammesso di essere l’autore dell’azione avvenuta a Stabio che ha portato alla morte della vittima. Egli avrebbe agito da solo, circostanza che risulta compatibile con quanto emerso sinora dall’istruttoria. L’inchiesta dovrà comunque ancora chiarire con precisione le modalità dell’agire dell’imputato e il movente».
Il cognato era stato fermato nei giorni successivi al delitto grazie ai carabinieri italiani, che l’avevano rintracciato e seguito durante un viaggio in Sicilia e poi ne avevano segnalato la presenza alla polizia svizzera. All’inizio l’uomo, marito della sorella della vittima, aveva raccontato di avere trovato la cognata morta nella camera della sua abitazione e di averne trasportato il cadavere in Italia «per non dare un dispiacere ai parenti».
Una versione già poco attendibile e che ora è superata dall’ammissione di colpevolezza. Sull’omicidio sono aperte due inchieste in Svizzera e in Italia.
Secondo i risultati dell’autopsia la donna potrebbe essere morta soffocata, come fa supporre l’edema polmonare rivelatosi letale: si ritiene che l’assassino abbia utilizzato un sacchetto di plastica e che quindi abbia trasportato il cadavere della vittima nel bosco a ridosso del confine, dove venne scoperto da due passanti. Sul movente finora sono state fatte varie ipotesi: da quello passionale a quello economico per motivi di eredità.
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