LA CRISI
Siac, deserta la prima asta
Tatticismi sull'acquisto giudiziale dell'azienda di Cavaria finita nel crac del Casti Group. Nonostante viaggi in perfetta autonomia
Che la Siac di Cavaria avesse tutte le capacità e potenzialità per rimettersi in sesto e per camminare sulle proprie gambe, nonostante l’inchiesta giudiziaria abbattutasi su Casti Group, lo si era capito subito. Nel cassetto c’erano ordini e, una volta trovata la liquidità, proseguire con la produzione sarebbe stato semplice.
Le speranze sono diventate realtà, dal momento che Siac oggi lavora a pieno regime, i suoi 250 dipendenti ricevono lo stipendio regolarmente e i fornitori vengono pagati con puntualità. Eppure, qualche settimana fa, la prima asta indetta dal Tribunale per l’azienda - secondo quanto previsto dalle procedure di fallimento relative a Casti Group - è andata deserta.
«Devo dire che è stata un po’ una brutta sorpresa per tutti - spiega Angelo Re, della Fim Cisl Varese - perchè i rumors della vigilia dell’asta dicevano di diverse manifestazioni di interesse. Invece, non solo in Tribunale non si è presentato nessuno, ma nemmeno è giunta manifestazione di interesse via posta. Ora ci auguriamo che la situazione non si ripeta anche il prossimo 22 luglio, giorno in cui è stata fissata la seconda asta».
Secondo quanto stabilito dalla procedura di gestione del fallimento e da accordi intercorsi tra i rappresentanti sindacali, i commissari che stanno seguendo in prima persona la vicenda e il curatore fallimentare, è stato stabilito che ci fosse un prezzo vendita a base d’asta, e che, soprattutto, sia mantenuta la situazione occupazionale esistente per due anni.
«Questo è il punto centrale del nostro accordo - continua Re - su cui assolutamente non intendiamo fare marcia indietro. Chi compra la Siac deve tenere tutti i 250 dipendenti».
Lo scorso 23 giugno, il prezzo a base d’asta era di circa 11 milioni di euro. Ora è molto probabile che alla convocazione del 22 luglio il valore sia abbassato, per invogliare eventuali acquirenti a farsi avanti. Ed è ragionevole pensare che si possa arrivare a 9 milioni di euro.
«Non vorremmo che da parte di chi guarda a Siac con interesse - continua Angelo Re - ci fosse la tattica di attendere ulteriori ribassi. Sta di fatto che il mantenimento dell’occupazione resta un elemento imprescindibile». Naturalmente, i lavoratori, i loro rappresentanti e anche i commissari sperano che si faccia avanti un imprenditore serio che garantisca futuro all’azienda. Del resto, Siac, in questi mesi, ha dimostrato di essere una azienda assolutamente sana. Il settore è quello della minuteria metallica e dello stampaggio rigorosamente innovativo. E’ riuscita a mantenere le proprie posizioni sul mercato, a raccogliere ordini e risolvere anche i problemi di liquidità iniziale: «Questa azienda non è un bidone ma un'opportunità», chiude Re.
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