POLITICA
"Siamo su un binario morto"
Il segretario di Fratelli d'Italia, l'avvocato Fabio Fedi, dà la scossa al centrodestra varesino in vista delle amministrative di primavera e annuncia: "Presto Giorgia Meloni a Varese"
«In questo momento il centrodestra è su un binario morto. Va anche considerato che forse gli ultimi risultati elettorali portano a rivedere il concetto di centrodestra per come è stato considerato fino a oggi: i risultati hanno dimostrato che che il cartello Lega e Fratelli d’Italia è già una coalizione molto forte, capace anche di rappresentare l’elettorato di un partito, Forza Italia, ieri locomotiva e ora in fortissima crisi di consensi». E’ un’analisi “chirurgica” quella di Fabio Fedi, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia (FdI), avvocato di professione, sulla politica locale in vista delle amministrative di maggio a Varese e nei grandi centri del Varesotto.
«Oggi il nostro primo interlocutore - conferma - è la Lega: questa è una considerazione che, tra l’altro, feci in tempi non sospetti, un anno e mezzo fa». Concetto poi declinato così: «Dimostra che l’elettorato di centrodestra vuole una risposta che caratterizzi l’area politica e non risposte di compromessi». Fedi si affretta però a precisare che non tifa, solo, per un tandem col Carroccio. Anzi... «Mi auguro che alle prossime elezioni amministrative a Varese, Busto e Gallarate, possa esserci un centrodestra unito e per centrodestra intendo anche gli amici del Nuovo centrodestra, che nel legarsi al centrosinistra hanno fatto un’operazione a mio parere contro natura».
E se il cantiere della coalizione non dovesse aprirsi? «Noi cercheremo di avere come interlocutore principale la Lega e nell’ipotesi estrema siamo pronti ad andare da soli, con il nostro candidato sindaco». Uscire dal «binario morto», per usare le parole di Fedi, è dunque certo, possibile o improbabile? «Si torna su un binario attivo lasciando voce alle segretarie cittadine, dando loro l’incombenza di ragionare su alleanze, programmi e candidati». Come dire: nulla calato dall’alto. «E il candidato sindaco dovrà essere condiviso, non imposto».
Primarie? «Lo strumento, in sé, è anche utile, ma bisogna prima condividere le regole e capire se ci sono dei candidati». Crisi di candidati nel centrodestra? «Bè, al momento parrebbero non esserci, anche perché sembrerebbe che i partiti non abbiano ancora individuato al proprio interno soggetti che possano presentarsi alla carica di sindaco. E questo lo sottolineo perché ritengo che, soprattutto per quanto riguarda le principali realtà, quindi Varese, Busto, Gallarate e Castellanza, i candidati debbano essere dei politici, espressione dei partiti».
Motivo? «Per governare grandi realtà, come Varese appunto, bisogna conoscere bene sia la macchina amministrativa sia le dinamiche dei rapporti politici. I civici prestati alla politica non sono, a mio avviso, la scelta più lungimirante. A volte servono per nascondere la carenza di figure all’interno dei partiti». A Varese chi dunque? Fedi non azzarda nomi ma traccia un sommario identikit: «Un candidato forte, di rottura, che non deve per forza essere espressione dei partiti che hanno la maggioranza dei consensi». Un candidato sindaco di Fratelli d’Italia? «Perché no, le persone giuste le abbiamo».
Nino Caianiello, di Forza Italia, ha ventilato - come Agorà - l’appoggio ad una lista civica con Daniele Marantelli (deputato Pd) sindaco. «E’ evidente - commenta Fedi - che si tratta di una provocazione, rivolta principalmente alla lega. Altrettanto evidente è che si è trattato di un endorsement che Marantelli avrebbe preferito non ricevere, qualora avesse intenzione di candidarsi a sindaco. Non fosse una provocazione, quella di Caianiello, ma qualcosa di più, senza voler entrare a gamba tesa in un partito che non è il mio, ritengo comunque che sarebbe un suicidio politico».
Fedi annuncia quindi che in campagna elettorale, magari nell’ultimo periodo, quello più caldo, porterà a Varese Giorgia Meloni, segretario nazionale di Fratelli d’Italia, e Ignazio La Russa. «Le prossime amministrative avranno un’importanza strategica: i risultati condizioneranno le future elezioni, politiche e regionali». L’obiettivo minimo di Fratelli d’Italia? L’asticella viene posta, a Varese, «al 5 o 6%».
L’avversario è il centrosinistra. Che si sta da tempo attrezzando per espugnare la culla del Carroccio... «Mi pare che il centrosinistra stia dando vita ad un minestrone elettorale. E’ un loro vizio genetico: far salire sul proprio carro chiunque pur di arrivare alla vittoria. Salvo poi trovarsi, vinte le elezioni, a non riuscire a governare per l’assoluta diversità culturale e politica dei diversi soggetti. Scusate ma come possono convivere Ncd e Sel? Ma già col Pd, i neocentristi hanno poco o nulla da spartire. E infatti a livello nazionale sono lo zerbino di Renzi».
A destra - la destra - c’è però frammentazione. «Non è mai un fenomeno positivo in politica. Il problema è che la destra in provincia di Varese ha come subito un big ben e ci vuole il suo tempo per coalizzarsi in unico soggetto politico che al momento non può che essere Fratelli d’Italia». Chi è favorito nella corsa a Palazzo Estense? «Varese e provincia hanno un tessuto sociale di centrodestra per cui sulla carta favorita rimane questa coalizione. Per perdere bisogna farsi del male. Ma per vincere occorre presentarsi agli elettori con candidati sindaco credibili e programmi che rispondano alle reali priorità delle singole città».
Il coordinatore provinciale di FdI commenta infine le polemiche per il saluto romano ai funerali di Fabio Castano, a Gallarate. «A mio parere, rappresenta una manifestazione privata da parte di chi, con Castano, ha fatto un percorso culturale e politico comune. Sulla vicenda si è già espresso il nostro responsabile regionale, l’onorevole Paola Frassinetti: non posso che ribadire che la polemica sollevata dall’Anpi è ottusa e strumentale, e mi auguro che in futuro il contributo politico e culturale dei partigiani si riversi su questioni più importanti».
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