L’ULTIMA VISITA A VARESE
«Sono qui per farvi indignare»
L’incontro all’Università dell’Insubria con Dario Fo e Florina Cazacu, ultima visita ufficiale di Fo a Varese, nell’articolo di Diego Pisati.
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Apre con il ricordo commosso della sua Franca e chiude con la promessa di regalare presto a Varese una mostra delle sue opere pittoriche; in mezzo tanto altro.
Come prevedibile, il ritorno di Dario Fo a Varese si è trasformato in un evento e il suo arrivo ha fatto registrare il sold out nell’Aula Magna dell’Insubria di via Ravasi.
Ha esordito così il re dello sghignazzo...
«Prima di tutto voglio dirvi che pochi giorni fa ho saputo che questo luogo, un tempo non Università ma Collegio Sant’Ambrogio, è lo stesso in cui aveva studiato la mia Franca».
Una bambina - lì ha frequentato le elementari - che «talvolta si addormentava sui banchi perché stanca dalla serata passata sul palco».
Figlia d’arte, Franca Rame debuttò a teatro a soli otto giorni, in braccio alla madre.
Salutato con calore dal pubblico, dal rettore Alberto Coen Porisini, e da Gianmarco Gaspari («Cosa si può chiedere di più ad un’Università se non ospitare un Premio Nobel?»), l’artista non ci ha messo molto a entrare in partita.
E ha attaccato a modo suo.
«Sono qui per farvi indignare».
Lui, luinese ha confessato di sentirsi a casa.
«Questa è la mia patria, conosco questa terra angolo per angolo, l’ho girata in treno, in bici, a piedi. La conosco e conosco la sua gente».
Poi l’affondo.
«Attiva, intelligente, che si informa ma ci sono anche, certo pochi rispetto agli altri, dei criminali, degli assassini, persone che giocano con la vita degli altri. Se vuoi prendere il potere, trovati un nemico, dicevano gli antichi romani; ed è quello che da queste parti qualcuno fa».
Fo attacca gli sfruttatori che lucrano su chi arriva da un altro Paese in cerca di pane e di lavoro, attacca gli imprenditori che non pagano i contributi e gli stipendi e gli evasori fiscali.
Una filosofia spietata che porta dritto agli orrori.
Come quello che Fo e Florina Cazacu (al suo fianco) raccontano in “Un uomo bruciato vivo - Storia di Ion Cazacu”, il libro al centro dell’incontro - dal titolo Dario Fo incontra Varese - organizzato dall’Università nel Progetto “Osservatorio Permanente sulla lingua italiana e la multiculturalità”.
Quello ricordato è, purtroppo, un fatto vero, accaduto a Gallarate il 14 marzo 2000; il proprietario di un’impresa edile diede fuoco a un piastrellista romeno che chiedeva semplicemente che lui e i suoi compagni venissero pagati per il loro lavoro . Una vicenda che aveva dato di Gallarate e della nostra provincia un’immagine devastante.
Ora quell’ombra cupa è calata sulla giustizia.
L’autore del delitto era stato dapprima condannato a 30 anni di carcere, poi a sedici, ridotti a dieci per buona condotta.
«Vedendolo passeggiare per le strade di Gallarate - ha detto Florina che quando suo padre fu ucciso aveva 15 anni - mi è difficile spiegare a mia figlia il perché».
Paragonata da Fo a Franca Rame per forza ed etica, la figlia di Ion ha letto pagine del libro sulla tragica fine del padre, toccando il cuore di tutti.
Come quando, sollecitata da una domanda dal pubblico, ha precisato di non avere mai considerato tutti i gallaratesi come l’assassino di Ion.
«Non l’ho mai pensato neppure dei suoi familiari figuriamoci di una città intera. Sin dall’inizio la solidarietà non ci è mancato. Il fatto che abbia deciso di vivere e di formare una famiglia a Gallarate credo abbia un significato preciso».
Analisi lucidissima anche sul verdetto.
«Davanti alla riduzione della pena mi sono interrogata a lungo chiedendomi se potessi considerarmi una perdente ma alla fine ho compreso che a perdere in questo caso non sono io ma la giustizia italiana».
Tanti gli applausi ad ogni suo intervento, come per quelli di Fo che ha sottolineato «come una società che non comprende o non ricorda i suoi errori sia inevitabilmente destinata ripeterli».
E ha elencato altre situazioni - strage di Casal di Principe su tutte - accostabili.
Invitato a un giudizio sul Papa, il grande Dario ha sottolineato come Bergoglio «abbia studiato e fagocitato pensieri e parole di Francesco d’Assisi», quel «giullare di Dio» a lui particolarmente caro «anche per la bellezza delle sue poesie, poco conosciute».
Chiusura di incontro con l’annuncio di una mostra a Varese delle opere di Fo. Compresi i nuovi quadri di Mistero buffo che sta ultimando.
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