Spagna
Spagna, Madrid: elezioni regionali per non applicare articolo 155
Offerta a vigilia della scadenza dell'ultimatum alla Generalitat
Roma, 18 ott. (askanews) - Alla vigilia della scadenza dell'ultimatum presentato all'esecutivo catalano sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza (Dui), fonti del governo spagnolo segnalano la convocazione di nuove elezioni regionali come possibile modo di scongiurare il commissariamento della Generalitat.
Come riporta il sito catalano Naciò Digital, se Barcellona accettasse la proposta scongiurerebbe l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, che al momento appare ineludibile: in base alla legge in vigore la prima data utile per il voto sarebbe il 17 dicembre prossimo.
Le prime reazioni politiche catalane sono state negative: sia Erc, partito che fa parte della coalizione di governo, che il responsabile della politica estera della Generalitat, Raul Romeva, hanno ribadito che un ritorno alle urne al momento non è contemplato; più possibilista il ministro degli Interni catalano, Joaquim Forn, che ha parlato di una presa in considerazione della proposta.
Un ritorno alle elezioni rappresenterebbe per gli indipendentisti sicuramente una sconfitta nella misura in cui costituirebbe una rinuncia esplicita alla validità del referendum del primo ottobre; tuttavia potrebbe trasformarsi in un reddito elettorale a condizione però che vengano rispettate due condizioni.
La prima è la tenuta del fronte indipendentista, che presumibilmente rischia di venire diviso dalla rinuncia alla proclamazione della Dui, senza contare la perdità di credibilità di fronte al proprio elettorato; se tuttavia passasse l'idea che un voto regionale che migliorasse il 48% ottenuto alle scorse elezioni sarebbe un'arma definitiva nella legittimazione del referendum (o comunque in una trattativa con Madrid che porti ad un accordo per un voto) la manovra potrebbe rivelarsi un successo.
Il problema è che di fatto gli elettori sarebbero chiamati ad un nuovo plebiscito - e con l'obbiettivo di un secondo referendum più in là - dopo aver già votato il primo ottobre scorso in condizioni difficilissime e a rischio della propria incolumità personale: per molti ciò dovrebbe essere sufficiente per dichiarare l'indipendenza senza ulteriori cavilli, e cercare di costringere in tal modo l'Europa a considerare il problema non più come un rapporto fra uno Stato e una propria regione.
La seconda condizione invece dipende di fatto da Madrid: sia l'ala dura del Pp che Ciudadanos (partito nato in Catalogna con l'obbiettivo esplicito di fare da argine all'indipententismo crescente) chiedono infatti al governo di mettere al bando i partiti indipendentisti, come peraltro già avvenuto in passato con Batasuna nei Paesi Baschi, e nonostante in Catalogna non esita alcun tipo di terrorismo politico.
Tuttavia, sembra difficile che Madrid incoraggi gli indipendentisti a convocare elezioni per poi escluderli dal voto: l'effetto sarebbe quello di ottenere un Parlamento regionale dominato da partiti elettoralmente poco rappresentativi, e analogo a quello di un eventuale boicottaggio indipendentista delle regionali che costituiscono comunque l'esito naturale dell'applicazione dell'articolo 155.
La strategia di Madrid - alle prese con l'incerta applicazione di un articolo costituzionale emergenziale, senza che vi sia alcun precedente o regola giuridica in proposito, e con il concreto rischio di dover affrontare una disobbedienza civile di massa - è quella di dividere il fronte indipendentista, o quanto meno di screditarlo agli occhi dei propri elettori: Barcellona deve decidere se accettare la sfida a costo però di un passo indietro che dovrà essere giustificato in modo assai persuasivo se vuole trasformare la resa in una possibile vittoria a medio termine.
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