Spagna
Spagna, Sanchez non molla dopo dimissioni in massa direzione Psoe
Oggi nuovo braccio di ferro all'interno del partito socialista
Roma, 29 set. (askanews) - Il leader dei socialisti spagnoli (Psoe), Pedro Sanchez, non intende dimettersi nonostante le dimissioni di 17 membri della direzione del Partito Socialista spagnolo presentate ieri per costringere il segretario a rimettere il mandato.
Sanchez, scrive El Pais, si ritiene ancora nel pieno delle sue funzioni e intende convocare oggi stesso i membri dell'esecutivo del partito che ancora lo appoggiano e riunire poi sabato il comitato federale per continuare nel progetto di indire un congresso straordinario.
Secondo El Mundo, invece, i 17 che ieri hanno presentato le dimissioni in blocco pretendono che oggi si riunisca la Commissione Federale di Garanzia per analizzare l'attuale situazione. Questo organo, composto da cinque membri, dovrebbe considerare dissolto la direzione del Psoe, secondo le fonti del partito. La decisione della Commissione, però, dovrà essere ratificata dal Comitato federale.
Le stesse fonti hanno spiegato che anche se nello statuto non è presente la fattispecie in cui le dimissioni della metà della direzione del partito portano a una direzione ad interim, esistono dei precedenti. Per esempio nel 2000 quando venne destituito Joaquín Almunia. O nel Psoe di Castilla e León quando si dimise la metà puiù uno dei membri della direzione regionale.
Dopo l'annuncio delle dimissioni ieri, i 17 deputati hanno reso noto che "l'organo esecutivo del partito dovrà essere destituito, i suoi poteri trasmessi a una direzione ad interim" per evitare le primarie e il congresso straordinario annunciati dal Segretario generale per ribadire la propria leadership all'interno del Psoe, pur reduce da una serie di deludenti prove elettorali.
Sanchez ha inoltre ribadito il suo "no" ad un'astensione che permetta la formazione di un governo conservatore, decisione alla quale sembrerebbero contrari i principali leader regionali del Psoe: i "baroni" starebbero infatti facendo pressioni perché Sanchez dia via libera a un esecutivo del Pp, ritenuto a questo punto preferibile ad un ritorno alle urne da cui il partito non avrebbe nulla da guadagnare - almeno a giudicare dai sondaggi.
Per tutta risposta Sanchez aveva annunciato di voler convocare un congresso straordinario per il 23 ottobre - a una settimana dalla scadenza per la formazione del governo - che gli garantisca la leadership del partito, dal momento che il segretario viene eletto direttamente dagli iscritti; ipotesi a cui la stragrande maggioranza dei "baroni" è fermamente contraria.
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