LA VIOLENZA
Stalker coi figli. Mamma alla sbarra
A processo una quarantenne fedifraga e accusata di aver maltrattato e terrorizzato i suoi bambini
Da casalinga cicciottella a infermiera perennemente a dieta, con la testa altrove, lontana dal cuore del marito e anche dei suoi figli.
Una parabola che non ci si aspetta da una donna, soprattutto in questi tempi di femminicidio dilagante. Invece a processo c’è proprio lei, una mamma-matrigna che per anni ha cresciuto i suoi ragazzi nel terrore.
È accusata di stalking e maltrattamenti, il Tribunale dei minori di recente le ha revocato la responsabilità genitoriale (la vecchia potestà familiare), l’ex marito ha ottenuto il divorzio e ora - assistito dall’avvocato Angelo Murdolo - è parte civile al processo che vede imputata la donna che un tempo amava.
Tutto inizia nel 2012.
Fino a quel tempo la quarantenne si occupava del focolare, il marito lavorava venti ore al giorno e insieme cercavano di tenere la famiglia unita.
Un giorno la moglie decise di contribuire agli introiti facendosi assumere in una struttura per anziani come paramedico e lì conobbe un collega che le risvegliò l’autostima, l’amor proprio. Si mise a stecchetto ma il calo ponderale andò di pari passo a un aumento di stress, di tensione, di nervosismo.
E contro chi li rivolgeva?
A quanto pare, o almeno secondo l’accusa, contro i figli, il più piccolo dei quali aveva appena otto anni.
Li sgridava bruscamente per ogni sciocchezza, dava pizzicotti, li lasciava a casa soli per ore, a volte li picchiava.
Un giorno la violenza fu tale da doverli portare al pronto soccorso e solo a quel punto i ragazzini raccontarono tutte le angherie subite fino a quel momento. E poi c’era la questione dei debiti, accumulati a quanto pare per aiutare il nuovo compagno, che a sua volta aveva prole numerosa.
Sicché il marito chiese l’intervento dei Servizi sociali e attraverso gli strumenti del diritto di famiglia utilizzati dall’avvocato Murdolo ottenne l’allontanamento coatto della moglie dal domicilio.
Iniziarono così gli appostamenti sotto casa, le incursioni nei profili facebook, gli inseguimenti, le poste davanti a scuola, dove la mamma-strega strattonava i figli per non farli salire sull’autobus.
E soprattutto proseguì il processo di alienazione familiare, perché questa forma malsana di odio e amore fece sì che i bambini non poterono più frequentare né la nonna né la zia materne.
L’episodio più grave accadde al Burger King, quando la donna si precipitò contro il più grande dei due mettendogli le mani al collo e terrorizzando il piccolo che addirittura per giorni si fece la pipì addosso.
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