PROCESSO ARGENZIANO
Stefania, forse una mano sul viso
In aula parla il medico legale: esclusa l’ipotesi del suicidio
Sul cadavere di Stefania Amalfi non c’era alcuna traccia di una colluttazione. E la donna morì nella sua casa di via Conca d’Oro per «asfissia acuta». Aveva preso del Rivotril, un farmaco della classe delle benzodiazepine, in quantità terapeutica, ma non avrebbe dovuto farlo perché soffriva di apnee notturne e il medico di famiglia le aveva detto pochi giorni prima che per questo non doveva assolutamente assumerlo. E poi c’era la calza che aveva sulla testa e che le copriva bocca e naso: «Un collant scuro, in microfibra, spesso», che però da solo non poteva bloccare la sua attività respiratoria.
L’ha detto mercoledì, nell’aula bunker del tribunale di Varese, il medico legale Marco Motta, che nell’aprile del 2015 si occupò dell’autopsia sul cadavere di Stefania Amalfi e ora testimonia al processo davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato (a latere Cristina Marzagalli) a carico del marito Alessandro Argenziano. Accusato, com’è noto, di aver simulato il suicidio della moglie a letto dopo che l’aveva soffocata (in aula il pm è Antonio Cristillo).
Ebbene, secondo il medico legale si può escludere, sulla base di una perizia tossicologica, che i farmaci che Stefania aveva assunto abbiano provocato la sua morte, così come la calza che aveva sulla faccia. «Può essere», ha detto ancora il dottor Motta, che la morte per asfissia acuta sia stata provocata da un ulteriore elemento, e cioè da una mano o da «qualcosa di morbido» premuti sul volto. Ma è certo che la mano non fu quella di Stefania, dato che la sua forza muscolare era ridotta per l’assunzione dei farmaci e in ogni caso non avrebbe avuto la forza di autosoffocarsi: a un certo punto proprio a causa dell’asfissia avrebbe perso infatti il controllo dei suoi muscoli.
La questione comunque è complessa, tanto è vero che il dottor Motta a una domanda del difensore di Argenziano, l’avvocato Stefano Amirante, ha risposto di non poter escludere in modo categorico che la morte di Stefania sia avvenuta per la combinazione dei due fattori di cui si è detto, e cioè l’assunzione di benzodiazepine in presenza di un problema di apnee notturne.
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