IL CASO
Stoccate agli "attempati reduci"
I sindaci di Busto e Gallarate sulla polemica antifascista ai funerali di Castano: "Solo critiche di facciata"
Noi celebriamo la libertà con tantissimi giovani e non soltanto con attempati reduci».
Chiamato in causa, il sindaco di Busto Arsizio, Gigi Farioli, risponde in modo duro alla nutrita schiera di antifascisti che ha inasprito la querelle sul funerale di Fabio Castano. E non è solo. Il collega di Gallarate, Edoardo Guenzani, gli fa eco in maniere altrettanto incisiva: «Evito di entrare nel merito di una polemica stucchevole che fa passare in secondo piano la pietà cristiana dovuta a un defunto».
Il primo interviene per competenza amministrativa: a chiamare il saluto romano a fine esequie è stato il consigliere comunale della maggioranza bustocca Checco Lattuada. Mentre il secondo per competenza territoriale: Castano, uomo di destra, è stato vicesindaco gallaratese e quindi ha avuto l’onore del gonfalone cittadino durante la cerimonia funebre. Entrambi finora non avevano rilasciato commenti su quello che sta diventando il caso politico dell’estate. Ma dopo l’attacco (clicca QUI) da parte di dieci sigle dall’intera provincia (Antifascisti sempre di Busto, Allegra brigata Sinetema, Anpi sia di Cuveglio sia di Viggiù, Area comunista, Associazione Curiel, Partito di unità comunista, Partito marxista-leninista, Sel di Busto e sindacato di base Adl di Varese) non si esimono dall’esprimere il loro giudizio sulla vicenda.
Oltre a rigettare le richiesta di scuse della vedova di Castano, i dieci firmatari del comunicato pretendono che Farioli si esprima sul gesto di Lattuada. Risponde quindi il primo cittadino bustocco: «Checco è in maggioranza perché aderisce a delle scelte. Non è in giunta, dunque non è nominato dal sindaco. Comunque, insieme con le esuberanze e la storia personale, ne conosco il grande rispetto per ogni uomo senza distinzione di razza e ceto. E questa è la sua testimonianza da uomo pubblico».
C’è poi la polemica in sé rinfocolata dalla nota congiunta. Su ciò Farioli è inequivocabile e molto tagliente: «Leggo un’infinità di associazioni, ma quasi nessuna di quelle che negli ultimi dieci anni hanno fatto di Busto la città più rispettata e considerata nelle celebrazioni della memoria e della storia con la più ampia partecipazione di giovani e non soltanto di attempati e non significativi reduci. Non vedo l’Anpi di Busto, gli Amici del tempio civico e la Federazione dei volontari della libertà, con cui appunto da dieci anni educhiamo i giovani a essere protagonisti attivi non di dichiarazioni di facciata, ma di testimonianza quotidiana e di educazione civica».
Conclusione: «Di fronte al mistero della morte si risponde con la logica di Angioletto Castiglioni dell’amore e non dell’odio sterile e fuori tempo. Colgo quindi l’occasione per abbracciare la moglie di Fabio nel ricordo di un uomo con il quale non dovevo condividere l’appartenenza e del quale ho apprezzato la sensibilità e l’umanità».
Insomma, nessun fianco alla disputa sulla valenza di reato del saluto romano in quanto inquadrabile nell’apologia di fascismo. Come, del resto, non intende prestarlo neanche Guenzani.
«Evito di entrare in una polemica che rischia di alimentarsi soltanto con le esteriorità di gesti e dichiarazioni - afferma -. Non sono da condannare i gesti esteriori, se non quando nascondono nei fatti attività antidemocratiche, autoritarie e intolleranti».
Il pensiero del sindaco gallaratese, allora, va unicamente alla figura di Castano: «Lo stimavo. Non condividevo le sue idee, ma era sempre possibile discuterne con lui. Mi spiace, francamente, che sia scomparso così giovane». Dopodiché l’invito per chiudere la vicenda: «Il miglior rispetto per un defunto sono il silenzio e la preghiera».
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