IL PROCESSO
«Sulla salma di Lidia non ci sono tracce di Binda»
In aula gli esiti delle perizie. L’imputato potrebbe farsi interrogare nell’udienza di martedì prossimo
Le notizie trapelate le scorse settimane sono state confermate in aula dinanzi al gip Anna Giorgetti, che ordinò l’incidente probatorio: sulla salma di Lidia Macchi, la studentessa di Casbeno uccisa nel gennaio del 1987 con ventinove coltellate, non ci sono tracce di Stefano Binda, il cinquantenne di Brebbia unico imputato per quel delitto. E proprio lui ora potrebbe decidere di parlare davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato, durante la prossima udienza del processo fissata per martedì 16. Del resto, con le risultanze degli accertamenti effettuati dal pool di esperti guidati dal medico legale Cristina Cattaneo e dal colonnello del Ris Giampietro Lago, la fase istruttoria potrebbe essere pressoché conclusa. In base a quanto emerso martedì 9, delle 6.400 formazioni pilifere raccolte ne sarebbero state isolate soltanto cinque ritenute non appartenenti a Lidia e alla sua famiglia: le analisi hanno poi permesso di appurare che una di queste era invece riconducibile alla vittima, mentre le altre quattro – ossia quattro capelli lunghi circa dieci centimetri, attorcigliati tra loro e rinvenuti nella zona pubica della giovane – apparterrebbero verosimilmente a una sola persona, che però non è certamente Binda.
Per i difensori dell’imputato, gli avvocati Sergio Martelli e Patrizia Esposito, l’esito degli accertamenti «è l’ennesimo elemento che esclude la colpevolezza di Binda». Per l’avvocato Daniele Pizzi, legale di parte civile della famiglia Macchi, «si tratta di aspetti già noti, che non spostano più di tanto, ma non è comunque escluso che queste quattro formazioni pilifere siano arrivate lì per una contaminazione fortuita avvenuta prima della tumulazione».
Ora che gli esami autoptici sono stati conclusi la salma della giovane sarà restituita alla famiglia, che organizzerà un momento di preghiera con i parenti e gli amici, per poi procedere alla tumulazione insieme alla salma di papà Giorgio, scomparso nell’aprile di due anni fa e collocato temporaneamente in un’altra tomba dal momento che quella di famiglia era sotto sequestro per le indagini.
Servizio completo sulla Prealpina di mercoledì 10 gennaio
© Riproduzione Riservata