RABBIA
Summer Festival, restano i rifiuti
Protestano i proprietari dell’area. Duemila euro per ripulirla
«Oltre il danno, la beffa. Abbiamo dato questo terreno agli organizzatori del Summer Festival a patto che lo riportassero alla sua condizione originaria. E ora dobbiamo pagare noi per pulire». I proprietari dell’area di viale Danimarca, che aveva fatto da palcoscenico al festival organizzato dalla società Mec, raccolgono i cocci di quello che doveva essere il fiore all’occhiello dell’estate gallaratese e che invece si è trasformato in un buco nell’acqua. Le locandine, ormai sbiadite, del programma diffuso a fine maggio parlavano chiaro: oggi ci sarebbe stata la grande chiusura della stagione. L’ultima sera per finire in bellezza tre mesi di concerti, balli, street food, offerte di artigianato, musiche latine e tanto altro. Invece restano, ancora, ammassi di legna, bancali, rifiuti, pannelli fonoassorbenti e debiti, oltre a una fideiussione ancora da pagare nei confronti del Comune.
«Il nostro accordo era a titolo gratuito - spiega uno dei proprietari - ci piaceva l’entusiasmo degli organizzatori. Pensavamo fossero onesti, invece ora ci ritroviamo a intervenire per le loro mancanze». Un duro colpo da digerire. Una fiducia tradita che fa passare ogni pensiero positivo su una futura collaborazione.
Venerdì c’è stato un incontro con il sindaco Andrea Cassani: «È stato molto disponibile. Ha capito che non è una situazione che abbiamo causato noi, ma siamo noi i proprietari ed è nostra la responsabilità di riportare il decoro. I patti nel contratto dicevano altro, dovremmo andare per vie legali, ma non c’è tempo».
Non ci sono più gli estintori, le bombole di gas e l’olio esausto abbandonato, come un mese dopo la chiusura. Ma c’è comunque una serie di materiale dimenticato che impedisce all’area di tornare ad essere un campo dove un contadino, ogni anno, semina per avere poi il mangime per il bestiame.
Ancora una volta i toni nei confronti di Mec non sono teneri. «Pensavamo di avere a che fare con dei professionisti. Invece è stato fatto tutto alla leggera e ne paghiamo le conseguenze».
Nello specifico le spese di cui si parla si avvicinano ai duemila euro. «Abbiamo contattato una cooperativa che ci ha spiegato che questi sono i costi necessari per poter smaltire tutto. Rappresenta comunque un investimento per chi, come me, vive con 800 euro di pensione». Le cose potrebbero essere differenti se ci fosse l’intervento di persone interessate ai materiali stessi. «Se qualche privato, o azienda, volesse la legna o i pannelli, possiamo metterci d’accordo. Noi non chiediamo nulla, ma potremmo risparmiare lo smaltimento. Saremmo ben contenti». Con Mec, nel frattempo, i rapporti sono diventati inesistenti. «Non li abbiamo più sentiti», concludono.
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