L’INCHIESTA
Tangenti sulla sanità: «Rizzi subito in aula»
Prove evidenti sulle mazzette del “clan” Canegrati: la Procura di Monza ha chiesto il giudizio immediato per l’ex presidente della Commissione regionale
Improvvisa (ma nemmeno troppo) accelerazione nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Monza che il 16 febbraio scorso ha scoperchiato con una raffica di arresti, alcuni dei quali eccellenti, come quello del consigliere regionale leghista varesino Fabio Rizzi, l’ennesimo scandalo legato alla sanità pubblica lombarda. Un’indagine che ruota intorno all’incredibile ascesa di Paola Canegrati, l’imprenditrice brianzola partita dal nulla e che in una decina d’anni è riuscita a mettere le mani sul ricco business delle cure odontoiatriche negli ospedali finanziato con i soldi di Regione Lombardia.
Peccato che l’imprenditrice brianzola, anche lei arrestata, vinceva sì a raffica gli appalti (si parla di un giro di affari di non meno di 400 milioni di euro), ma solo perché avrebbe destinato, a seconda dei casi, tangenti e favori a pioggia tanto al potente ex sindaco di Besozzo, vicinissimo al presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, quanto a diversi direttori di ospedali e di Asl.
Il titolare dell’inchiesta, il pm monzese Manuela Massenz, ha inoltrato al gip Giovanna Corbetta la richiesta di giudizio immediato nei confronti di tutti gli indagati allo stato ancora sottoposti a custodia cautelare: oltre all’ex senatore varesino, presidente della Commissione regionale Sanità al momento dell’arresto, la richiesta della Procura brianzola riguarda, tra gli altri, anche il suo braccio destro, il medico leghista Mario Longo; Paola Canegrati; Stefano Lorusso (il socio di Rizzi in svariate società offshore), tutti e quattro tuttora in carcere; nonché la compagna dell’esponente politico varesino, Lorena Lidia Pagani, ai domiciliari.
Se l’istanza sarà accolta - per il pronunciamento è questione di giorni -, Rizzi & C. andranno direttamente a processo saltando l’udienza preliminare. Tuttavia gli indagati (divenuti nel frattempo imputati) avranno tempo un paio di settimane dal giorno in cui il gip darà l’ok all’immediato per ricorrere eventualmente a qualche rito alternativo come il patteggiamento o il giudizio con rito abbreviato (quello che sconta in automatico un terzo della pena). Ipotesi, queste ultime, sulle quali l’avvocato di Rizzi, Monica Alberti, per il momento non si pronuncia.
Complessivamente, l’inchiesta monzese riguarda 21 persone, destinatarie a febbraio dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Corbetta, accusate a vario titolo dei reati di associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio.
Una precisazione è d’obbligo: la richiesta di giudizio immediato del pm Massenz non riguarda gli altri due arrestati varesini dell’inchiesta, vale a dire il leghista di Caronno Varesino Donato Castiglioni, storico consulente di Rizzi (difeso dall’avvocato Alberto Zanzi), tutt’ora in carcere, e l’imprenditore di Casciago Sandro Pignataro (difeso dagli avvocati Elena Bianchi e Gianluigi Tizzoni, agli arresti domiciliari). La ragione è semplice: su decisione del Tribunale del Riesame di Milano, la loro posizione è stata nel frattempo stralciata e trasmessa, per competenza territoriale, al Tribunale di Varese.
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