IL RIFIUTO
Tassa di soggiorno bocciata
L’imposta non sarà introdotta: no definitivo degli albergatori. Confesercenti: niente risorse per il turismo
Niente tassa di soggiorno per i turisti che trascorreranno qualche giorno a Varese.
Nonostante la richiesta di Confesercenti e la disponibilità dell’amministrazione comunale ad avviare un confronto con tutte le associazioni di categoria legate al turismo, il progetto non andrà in porto. E la decisione è definitiva.
Il no senza ripensamenti è venuto proprio dalle associazioni sedute al tavolo, vale a dire Federalberghi Varese, B&B Varese e Confcommercio, che fin dai primi momenti avevano sollevato tutte le loro perplessità in merito.
A nulla sono valse le proposte avanzate dall’amministrazione comunale a sostegno della loro attività e del loro impegno nella riscossione dell’imposta, nel caso di una sua introduzione.
Il sindaco Davide Galimberti, infatti, ha messo sul piatto due elementi essenziali.
Da un lato la possibilità offerta proprio alle associazioni di scegliere come impiegare i proventi della tassa, con una sorta di bilancio partecipato.
A questo si sarebbe aggiunta anche una riduzione della Tari per gli albergatori e la firma di un protocollo per una gestione congiunta delle risorse e un supporto per la gestione delle pratiche.
Albergatori e titolari di Bed & breakfast sono rimasti sulle loro posizioni.
«Ovviamente dispiace che l’esito degli incontri abbia portato a un nulla di fatto - commenta il primo cittadino - perchè questa iniziativa avrebbe contribuito a reperire maggiori risorse da investire sulla ricettività turistica e la promozione della città. Molte città, infatti, organizzano eventi di carattere nazionale e internazionale grazie ai proventi della tassa di soggiorno: sarebbe stato bello utilizzarli anche a Varese nell’interesse anche della crescita economica del territorio».
Del resto, il calcolo sugli introiti parla di una cifra variabile tra i 500mila e il milione di euro.
«Siamo delusi perché evidentemente le opportunità non piacciono a nessuno - commenta Rosita De Fino, direttore di Confesercenti Varese -. Questa era una occasione da prendere al volo e invece è stata lasciata cadere nel nulla. Ora quelle risorse non ci sono e non si pensi che si possano trovare altrove. Potevamo scegliere come intervenire a sostegno del turismo, con del denaro a disposizione. Ora non potremo più farlo».
Anche perché, al momento, non si sa se il governo deciderà di rinnovare la possibilità di introdurre la tassa di soggiorno anche in futuro. E comunque è difficile che chi ha “votato “ contro oggi, poi cambi idea.
«La nostra contrarietà è legata a specifici motivi - spiega Frederick Venturi, presidente di Federalberghi Varese -. La natura stessa di questa imposta, contrariamente a quanto si pensa, non è neutra per due ragioni precise. La tassa, modificando il costo delle camere, creerebbe una distorsione sul mercato, rendendo il soggiorno negli hotel di Varese città più costoso rispetto a quello nei Comuni limitrofi in un contesto ove la redditività è già molto contenuta. Il cliente guarda il prezzo finale senza distinguere tra corrispettivo destinato all’hotel e imposta di soggiorno. Inoltre - continua Venturi - c’è da considerare che per gli albergatori, la applicazione di questa tassa implicherebbe ulteriori costi di gestione. Un simile provvedimento ricadrebbe sulle spalle dei soli albergatori a fronte di interventi a favore di una ben più ampia categoria di operatori economici. In generale la tassa di soggiorno non rappresenterebbe un bel biglietto da visita per la città. A nostro parere un’efficace lotta all’abusivismo consentirebbe al Comune di incamerare delle risorse da destinare ad azioni di promozione».
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