IL CASO COSAP
Tavolini: «Il baratto è un ricatto»
Commercianti scettici sulla proposta del Comune. «Rifiuti e ubriachi, non tocca a noi»
Più che un baratto, un ricatto. Sembra essere questa la posizione dei commercianti varesini in merito alla proposta, avanzata dal sindaco Davide Galimberti e dall’assessore alla partita Ivana Perusin, e contenuta nel protocollo d’intesa che proprio oggi saranno chiamati a discutere e sottoscrivere in Comune.
Sul tavolo c’è il ventilato aumento della Cosap, meglio nota come “tassa sui tavolini”, in merito alla quale Palazzo Estense si dice disposto a fare dietrofront, a patto che gli esercenti si impegnino a collaborare per migliorare il decoro cittadino.
«A noi questo sembra più un ricatto che una proposta di collaborazione - commenta Gabriella Rizzello del bar Orchidea -, perché un conto è la tassa, il cui aumento si tradurrebbe in un appesantimento del già difficile lavoro, e un conto il controllo della movida o del decoro pubblico.
Noi non siamo educatori e vendere alcolici è il nostro lavoro. Ci possiamo impegnare, come già facciamo, a non venderli ai minori o a dispensarli in bicchieri di plastica, ma sull’inciviltà delle persone non possiamo vigilare, anzi talvolta farlo è pericoloso. Il mancato aumento è importante per piccole realtà come la nostra, ma non possiamo impedire l’abbandono indiscriminato di rifiuti, che spesso avviene negli orari di chiusura notturna, o intervenire senza l’appoggio delle forze dell’ordine in presenza di ubriachi o persone moleste».
Il problema infatti è tutto qui. Nelle otto pagine del protocollo, da un lato il Comune avanza la proposta di candidare Varese a capitale italiana dei giovani, dall’altro chiede ai commercianti la riduzione del volume della musica, la sensibilizzazione rispetto all’abuso di alcol e l’impegno sul fronte della raccolta dei rifiuti.
Una conciliazione difficile. Come spiega Fulvio Canevari del bar Biffi: «Innanzitutto serve una sburocratizzazione totale. Perché noi possiamo anche organizzare eventi, ma ci devono venire incontro con le tempistiche dei permessi». Quanto ai rifiuti, prosegue, «già la tassa è esorbitante, poi il sabato raccolgono il vetro alle otto, quando la gente è seduta ai tavoli, il resto dobbiamo tenercelo per una settimana, come pure la plastica. Questa cosa è impensabile, se si vuole parlare di collaborazione sul fronte del decoro».
Infine, quanto alla «gente ubriaca che si prende a bottigliate», Canevari conclude: «Non siamo noi a dover togliere le castagne dal fuoco. Il vero problema di Varese non sono le macchine parcheggiate sul marciapiede il sabato sera, ma la sicurezza. E se gli agenti sono impegnati a dare multe, non possono intervenire contro chi delinque».
Si saprà solo oggi se le parti riusciranno a trovare l’intesa che, conclude il titolare del Biffi, «non deve essere la vittoria di nessuna parte ma quella di una città che vuole vivere».
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