IL VERTICE
Terrorismo, occhio agli emulatori
Il prefetto spiega le misure contro gli attacchi: giusto proteggersi ma non c’è allarme
Gli organizzatori di feste si interrogano da qualche giorno sulle conseguenze delle direttive emanate in materia di sicurezza dal Ministero dell’Interno e dai vertici della polizia: davvero sarà necessario blindare anche le sagre rionali per prevenire atti terroristici?
La domanda è di stretta attualità anche a Busto, visto che proprio oggi prendono il via la Sagra dell’Uva di Sacconago e la Patronale di Beata Giuliana. E gli organizzatori hanno già dovuto mettere a punto una strategia per scongiurare ipotetici attacchi di veicoli lanciati contro la folla, posizionando camioncini e trattori nelle vie d’accesso.
Dobbiamo dunque abituarci a convivere per sempre con queste misure, che in molti casi fanno pensare a un eccesso di zelo?
Niente ansia
Le cose non stanno esattamente così. A fare luce sulla situazione ci pensa il prefetto Giorgio Zanzi, che a margine della presentazione di un nuovo corso della Liuc, spiega: «Le direttive che sono state date tengono conto in generale delle situazioni di massimo rischio. Ciò premesso, come Prefettura abbiamo sempre messo in chiaro che tutte queste misure devono essere calibrate in relazione all’evento: un conto è il concerto di Vasco Rossi, un altro la festa dell’oratorio. Va tutto ponderato caso per caso». Ma a chi spetta questa valutazione?
«In prima battuta tocca ai sindaci e alle polizie locali esaminare la rilevanza dell’evento. Per riprendere l’esempio della festa dell’oratorio: se si tratta di un evento di minima rilevanza e privo di criticità, allora può essere gestito semplicemente dalla parrocchia, insieme alla polizia locale. Se, viceversa, la manifestazione, per quanto piccola, presenta degli aspetti delicati per qualche particolare motivo, allora bisogna informare le forze dell’ordine locali, polizia e carabinieri; a loro volta, queste ultime decideranno se la gestione delle criticità rientra nell’ambito di loro competenza, o se invece sia il caso di salire ulteriormente di livello, fino a coinvolgere il questore e il prefetto».
Gerarchie in base ai numeri
Esiste insomma una scala gerarchica nella gestione della sicurezza, che va dagli eventi più semplici da controllare fino a quelli più complessi. Ma questo, appunto, va valutato caso per caso: non esiste una regola valida per ogni tipo di evento: «Una manifestazione di duecento persone avrà un impatto ben diverso, a seconda che si svolga in una piazza di pochi metri quadrati, o in un luogo molto ampio».
Fermo restando, puntualizza il prefetto Zanzi, «che oggigiorno è impensabile gestire in maniera improvvisata qualunque tipo di manifestazione. Gli organizzatori devono preoccuparsi di svolgere tutte le loro attività in condizioni di sicurezza. Anche la più banale delle feste comporta dei rischi: se, per esempio, in una piccola sagra vengono utilizzate bombole del gas per alimentare una pentola, i pericoli potenziali sono alti, qualora non vengano adottate le giuste precauzioni».
Salto culturale per la serenità
Bisogna dunque entrare nell’ottica di una «cultura della sicurezza», che non venga vista come una irritante sfilza di regole da ottemperare, ma come un modo per vivere gli eventi pubblici in maniera più serena.
«Non c’è alcun allarme terrorismo specifico in provincia di Varese», puntualizza Leopoldo Testa, vicario del questore.
«Ma è logico che, alla luce degli ultimi eventi e dell’adozione di nuove tattiche da parte dei terroristi, si faccia tutto il possibile per prevenire atti criminali di qualunque tipo. Nessuno dice che le sagre di paese oggi siano più a rischio che in passato; tuttavia non si può escludere a priori il gesto di un folle che voglia emulare i terroristi. Perciò noi dobbiamo adottare tutte le misure di precauzione possibili per scongiurare eventi drammatici. Non si tratta di blindare le feste, ma semplicemente di mettere in atto quelle contromisure che garantiscano ai cittadini di viverle serenamente».
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